Il fenomeno del greenwashing e come difendersi
Sempre più spesso leggendo i giornali o guardando la televisione ci si imbatte in articoli e pubblicità che parlano di prodotti cosmetici naturali (creme per il viso, corpo, prodotti per i capelli, etc) e che elogiano le proprietà uniche degli ingredienti “verdi” in essi contenuti. Incuriosita ho deciso di fare una ricerca on-line dell’INCI di tali prodotti e mi sono resa conto che nella maggior parte dei casi di naturale hanno ben poco! Si tratta di formule contenenti oli minerali, tensioattivi aggressivi quali SLS (sodium laureth sulfate) e SLES (sodium lauryl sulfate), parabeni, siliconi, fragranze sintetiche e tutta una serie di componenti che di “naturale” non hanno nulla.
Questo è un tipico esempio di greenwashing, letteralmente “lavaggio verde” o “eco-furbata”. Si tratta di una pratica di marketing volta ad attribuire presunte qualità naturali ed ecologiche a prodotti che di naturale ed ecologico hanno ben poco, con l’intenzione di far credere al consumatore che stia acquistando un prodotto “verde”. Perché molte aziende ricorrono a tale pratica? In nome del profitto! Ricerche di mercato hanno constatato come l’aggettivo “naturale” sia ben recepito dal consumatore che lo associa ad un prodotto sicuro ed efficace.
Ecco come noi consumatori possiamo difenderci dalle pratiche di greenwashing:
- Non fatevi trarre in inganno dalla pubblicità: solo perché lo slogan pubblicitario parla di shampoo naturale al cocco e trovate una foto sull’etichetta dove questo ingrediente troneggia gloriosamente non significa che si tratti di un prodotto naturale o tantomeno biologico;
- Leggete sempre la lista degli ingredienti: gli stessi vengono indicati sull’etichetta in ordine decrescente per quantità contenuta nel prodotto. Quindi se l’olio di cocco è l’ultimo ingrediente (o è tra gli ultimi) della lista e gli altri componenti sono acqua, olio minerale, SLS/SLES, possiamo concludere che questo prodotto di naturale abbia solo la fotografia!
- Controllate che il prodotto sia certificato biologico ed abbia il marchio di certificazione (e.g. Ecocer, Soil Association, USDA Organics): per ottenere tali certificazioni occorre che i produttori si attengano a dei criteri ben specifici e rigorosi. Fate comunque attenzione che accanto alla lavanda bio non vi sia un derivato del petrolio!
Lo so, è una giungla!!! Ma seguiteci con attenzione. Nei prossimi posts Vegolosi vi aiuterò a trovare prodotti per la cura della persona efficaci e veramente bio.