Torino, dopo 30 anni torna lo zoo? La protesta è già in atto
Il comune di Torino ha dato il via a un bando per riaprire lo storico zoo di parco Michelotti chiuso nel 1987 sotto feroci proteste ma una petizione spera di fermare il progetto
Era stato chiuso 30 anni fa lo zoo del parco Michelotti di Torino (inaugurato il 20 ottobre 1955) dopo le migliaia di proteste dei cittadini che assistevano ogni giorno allo spettacolo degradante di animali in gabbia, stressati e depressi, proprio nel cuore della città e in mezzo al traffico cittadino.
Oggi lo zoo riapre con il nome più avveniristico di “bioparco” e con la promessa che animali esotici, lontani anni luce dal loro habitat naturale non ce ne saranno: niente elefanti, giraffe, tigri o ippopotami, ma solo caprette e vitellini, pecore e cavalli, galline e tacchini e animali da cortile in genere.
L’obiettivo è quello di dar vita a un’enorme fattoria didattica dove saranno sì ricostruiti artificialmente habitat naturali ma popolati dalla fauna per così dire “locale” e “nostrana” senza strappare alla foresta amazzonica o al Serengeti le sue creature.
Immediate le reazioni all’annuncio di questo ritorno: l’associazione SOS Gaia ha lanciato infatti la petizione “No allo Zoo!” per chiedere al sindaco della città di impedire la riapertura di un “lager” per animali sofferenti: “Noi non vogliamo un nuovo zoo a Torino, né in nessun altro posto. Gli animali devono essere liberi nel loro habitat. Chiediamo al Sindaco di Torino di fermare questo progetto che metterà gli animali in situazioni di stress non compatibili con le loro esigenze etologiche, e farà di Torino un esempio negativo oltre che diseducativo, in controtendenza rispetto alla universale sensibilità sempre maggiore nei confronti degli animali” col rischio che la città compia “un salto involutivo di decenni perdendo quella caratteristica di città sensibile agli animali che aveva acquisito in questi ultimi anni”.
Il bando per la riqualifica del polmone verde del capoluogo piemontese è stato lanciato dal Comune nel 2014 e alcuni progetti sono già stati vagliati dall’amministrazione precedente a quella del Movimento 5 Stelle con Chiara Appendino sindaco. Appare, però, lo stesso comune denominatore: lo zoo di parco Michelotti sarà una grande “fattoria cittadina” rivolta soprattutto ai ragazzi delle scuole. “Sarà qualcosa di simile a un parco a tema – aveva chiarito l’ormai ex assessore all’ambiente Enzo Lavolta (Partito Democratico) – ma con un’attenzione alla sostenibilità ambientale e all’innovazione”.
A partecipare al bando è stata solo la società Zoom, che già gestisce il bio parco a Pinerolo: il progetto, si legge su Torinotoday, prevederebbe un’area, suddivisa per funzioni e spazi tematici, formata da una “cascina europea”, un tempio cinese e la riproduzione di villaggi di varie zone del mondo per accogliere circa 300.000 turisti l’anno con introiti pari a 5 milioni di euro. Poco a che vedere insomma con una fattoria didattica.
Secondo la responsabile della Lega Antivivisezione sezione di Torino, Monica Fontana, il bando di gara sarebbe stato progettato ad hoc dal Comune per favorire un unico partecipante, proprio Zoom: “Non si può e non si deve togliere ai cittadini la libera fruizione di un parco pubblico per renderlo area privata ed inoltre altamente diseducativa, chiamandola bioparco, dove gli animali sono rinchiusi in finti habitat “naturali” per dare l’illusione al pubblico che invece siano liberi”.
Serena Porchera