Veglie per gli animali: l’attivismo “gentile” che cambia la vita
Cartelli alla mano e tanto coraggio: queste sono le “armi” di chi partecipa alle veglie per gli animali, una forma di attivismo pacifico da poco diffusa anche nel nostro paese
Incrociare lo sguardo di un essere vivente condannato a morte, pochissimi minuti per donargli qualche gesto di affetto e poi, inevitabilmente, guardarlo andare via senza poter fare niente per cambiare le cose, almeno in quel momento. Eppure sentire che è la cosa giusta perché è anche così che a tanti arriveranno immagini e informazioni su che cosa significa “industria della carne”.
Gli attivisti che partecipano alle cosiddette “veglie“, compiono una forma di attivismo pacifico nata con l’organizzazione animalista internazionale The Save Movement: fermano i camion che trasportano gli animali verso il macello per concedere loro l’ultima carezza, con tutta probabilità la prima della loro vita. Simone Scampoli, vegano da 7 anni, ha portato questa forma di attivismo nel nostro paese, per la prima volta, lo scorso settembre. Con lui, Cristina Isaila, giovane studentessa che da poco ha deciso di andare oltre la sua scelta vegana per fare qualcosa di più concreto per gli animali, ci hanno raccontato la loro esperienza.
“Le veglie – spiega Cristina – si compongono di due momenti e hanno due scopi: prima di tutto cerchiamo di creare un importante seppur brevissimo legame affettivo con gli animali fermando i camion e coccolando mucche, maiali o vitelli per pochi minuti allungando le mani fra le sbarre del mezzo che li trasporta. Allo stesso tempo, sfruttando questi pochi istanti, proviamo a fotografare e documentare le condizioni in cui vivono gli animali, per poterle mostrare al pubblico e sensibilizzarlo”. I macelli, infatti, sorgono sempre lontano dai centri abitati ed è raro che le persone riescano a vedere i camion che trasportano gli animali – quasi sempre all’alba – verso queste strutture. E’ proprio nelle primissime ore del mattino che si svolgono le veglie che vengono documentate con video e foto. “Tutto avviene in maniera pacifica – ci tiene a precisare Simone – senza intimidire o aggredire i camionisti, ma mostrando solo dei cartelli che chiedono “5 minuti per gli animali”.
Non tutti si fermano, spiega Simone, “specialmente la prima volta. Quando però si accorgono che non siamo lì per aggredirli o per offenderli la tensione cala e ci lasciano avvicinare al camion. Cerchiamo di fare veglie regolarmente davanti ai mattatoi, per questo i camionisti si abituano alla nostra presenza e quindi arrivano preparati, spesso poi si aprono per dialogare con noi così che ci si possa anche confrontare. Rari sono i casi in cui troviamo forte resistenza”.
Nessuna accusa verso chi svolge il proprio lavoro quotidianamente, “anche perché la stragrande maggioranza di noi attivisti ha contribuito a questo crudele mercato in passato, siamo diventati vegani solo dopo aver scoperto ciò che si cela dietro queste industrie”.
Veglie per gli animali: si accettano volontari
È da settembre che nel nostro paese si pratica questa forma di attivismo, estesa non solo agli animali diretti al macello ma anche a qualsiasi realtà in cui ci sia sfruttamento compresi allevamenti e circhi. Il tutto ha avuto inizio a Toronto nel 2010, e ad oggi esistono quasi 700 gruppi di persone che praticano questa tipologia di attivismo nel mondo, di cui 40 solo nel nostro paese (esiste anche la pagina The Save Movement Italia su Facebook, che raggruppa gli attivisti italiani impegnati su questo fronte).
“Tra le tante città coinvolte ci sono Firenze, Milano, Napoli, Bologna, Torino e Roma – spiega Simone – ma stiamo lavorando per creare nuovi gruppi; se qualche lettore fosse interessato a vederne nascere uno nella propria città, questo è il momento di esprimere il proprio interesse attraverso Facebook o Instagram!”. Chiunque volesse partecipare è il benvenuto, spiegano gli attivisti, l’unica “clausola” è il rispetto del codice di condotta che viene pubblicato nella descrizione dell’evento sui social network. “È necessario che gli organizzatori siano vegani – continua Simone – ma chiunque può partecipare alle veglie, anzi siamo felicissimi quando persone non vegane si uniscono a noi: si creano connessioni profonde e queste persone tornano a casa spesso con un grosso cambiamento dentro di sé”.
“Emozioni che ti cambiano”
Cristina e Simone sono molto chiari su quello che regala un’esperienza del genere: nessuna parola è in grado di descrivere le emozioni contrastanti che un attivista prova davanti a quei camion. “È un misto di gioia nel poter accarezzare quelle creature l’ultima volta e di impotenza nel momento in cui il camion riparte inesorabilmente verso il macello” afferma Cristina.
Per Simone ogni attivista vive quei momenti in modo estremamente personale, e ci racconta di riuscire a essere molto forte durante le veglie, anche se non mancano momenti di debolezza. “Cerco di confortare gli esseri con cui condivido un momento della mia vita nel miglior modo possibile ma non nego che mi capita di crollare davanti a qualche scena in particolare. L’ultima volta è successo qualche mese fa, quando ho visto una mucca su un camion verso il mattatoio insieme al suo piccolo: ecco, lì mi sono sentito ‘morire dentro’. Non ho smesso di chiedermi se fosse stata la madre a dover guardare il proprio piccolo allontanarsi per essere ucciso o viceversa. Partecipare a una veglia può cambiarti per sempre, è successo a me e allo stesso modo ho visto tante altre persone cambiare. Per questo motivo invito tutti a partecipare almeno una volta a una veglia insieme a noi”.