Cambiare il mondo con una t-shirt: l’idea di Vegan Club
Può una maglietta del colore giusto, con una scritta giusta, con un’immagine giusta avere un impatto sulla società? Secondo questo marchio di moda può eccome!
“Chiedetevi come sia possibile cambiare il mondo con il minimo impiego di sforzo e sacrificio. Pensavo fosse impossibile fin quando mi sono reso conto che le piccole cose hanno un enorme impatto e anche indossare una semplice t-shirt può scatenare effetti incredibili. Non mi credete? Ecco per voi una storia vera…”
Si firma #L3F0u il padre di questa riflessione nonché creatore di Vegan Club, un marchio americano di abbigliamento e oggetti d’arte fatti a mano che rappresentano i personaggi simbolo della cultura vegana e popolare del nostro secolo in uno stile ispirato alla Pop Art di Andy Warhol, all’espressionismo astratto di Jackson Pollock e alla street art.
Il nome, ispirato al celeberrimo e controverso film di David Fincher del 1999, Fight Club tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, riprende dalla pellicola la visione altamente critica del consumismo e dell’alienazione dell’uomo moderno. Ecco che allora fa la sua ricomparsa sulle magliette e sui poster di Vegan Club la zuppa Campbell resa immortale da Warhol all’inizio degli anni ’60: oggi come allora la lattina della minestra in scatola che tutti gli americani compravano (naturalmente diventata vegana), viene isolata ed eternata come nuovo soggetto iconografico per una società feticistica e consumatrice.
Nella home page del sito del negozio campeggia la scritta: “Perché dovrei indossare Vegan t-shirt tutti i giorni?”. E’ presto detto.”Come faccio di solito”, scrive #L3F0u, “stavo indossando una delle mie Vegan t-shirt, per far conoscere al mondo questa parola. Quel giorno in particolare ne stavo indossando una con un rettangolo in scala disegnato e la scritta Dimensione effettiva della gabbia di una gallina. Sono uscito a pranzo con un paio di amici che volevano andare in un locale che serve carne, perché dovevano “assumere le loro proteine”. Uno dei miei compagni nello specifico voleva mangiare un omelette. Eravamo pronti a ordinare quando improvvisamente questi notò la mia maglietta e mi disse che non aveva più intenzione di mangiare uova. Pensavo stesse scherzando ma alla fine effettivamente ordinò un’insalata”.
Da qui è partita l’idea: online oggi si possono trovare le più svariate tipologie di magliette, per uomo/donna e bambino, colorate o in bianco e nero, con scritte e slogan di tutti i tipi (“Natural born Vegan”, “Vegan with a cause”) e con riproduzioni serigrafate dei più grandi artisti vegani contemporanei da Prince a Moby a Miley Cyrus fino agli antieroi di Pulp Fiction che anziché impugnare due pistole sfoggiano fieri coltello e forchetta.
Naturalmente il cambiamento che questo marchio si pone di avviare non è solo teorico: una percentuale dei ricavi sulle vendite degli oggetti e delle magliette di Vegan Club vengono donate a Mercy For Animals, un’associazione che combatte per garantire agli animali da allevamento migliori condizioni di vita.
Serena Porchera