Usa e Australia aprono alle proteine alternative alla carne
Il governo americano da mesi sta portando avanti una campagna per sensibilizzare i suoi cittadini sul tema della nutrizione. A febbraio, un responsabile dell’aggiornamento della Dietary Guidelines for Americans (i cui update avvengono ogni cinque anni) aveva dichiarato che nella determinazione dei nuovi standard sarebbe stato preso in forte considerazione l’impatto del clima sugli alimenti: una scelta che, secondo molti, implicherebbe il consiglio da parte del governo di mangiare meno carne (ricordiamo che in tutto il mondo, secondo la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, per il bestiame si origina il 14,5% delle emissioni annuali del gas a effetto serra). Ben poco felice è stata la reazione delle industrie di questo settore, che nel 2014 ha speso oltre quattro milioni nelle attività di lobbying a Washington oltre ad aver esercitato spesso una forte pressione nella scrittura delle Guidelines: l’impressione è che la lista dei consigli governativi sull’alimentazione potrebbe diventare nuovo argomento di scontro nei palazzi del potere statunitense.
Intanto in Australia, quella che da molti è considerata la patria dei barbecue, la Australia, nuova piramide alimentare pubblicata dall’Australian Nutrition Foundation include il tofu. Accanto ad esso, nello stesso piano (il secondo più alto), si trovano pesce, carne, tonno in scatola, pollo, uova, legumi, noccioline. Una piccola rivoluzione, nel paese che ha fatto del barbecue uno dei simboli nazionali. E secondo delle stime provenienti da ricerche di mercato, le proteine “alternative” (tofu, insetti e altri alimenti per ora non tradizionali) potranno rappresentare un terzo del mercato entro il 2054.