Pulcini maschi salvi con le uova selezionate geneticamente
Un’analisi di laboratorio è la nuova soluzione “pragmatica” messa a punto dai tedeschi per evitare il massacro dei pulcini maschi e produrre uova “sostenibili”
La diagnosi genetica applicata alle uova: è così che scompare la necessità di uccidere i pulcini maschi. Arriva dalla Germania una nuova tecnica che permette di identificare il sesso dei pulcini prima che ancora che le uova si schiudano. Un semplice test che analizza le componenti ormonali degli embrioni contenuti nelle uova e, in maniera piuttosto precisa, stabilisce se il pulcino che nascerà sarà una femmina o un maschio. Seleggt, questo il nome dato al brevetto tedesco, è stato presentato come un sistema utilizzabile su larga scala per evitare il dramma dello sterminio dei pulcini maschi, eliminati negli allevamenti in maniera cruenta perché inutilizzabili sia per la produzione di uova che per quella di carne.
L’utilizzo di questa nuova tecnologia ha portato nei supermercati tedeschi della catena Rewe un nuovo marchio di uova, “RespEggt”, pubblicizzate come le prime uova ottenute senza uccidere pulcini maschi. Ma che ne è di quelle selezionate prima della schiusa come uova maschili? Eliminate e ridotte in polvere come mangime.
Come funziona Seleggt
La tecnica, sviluppata in collaborazione con un gruppo di scienziati dell’Università di Lipsia e con l’azienda olandese HatchTech, spiegano da Seleggt, si basa sull’utilizzo di un marcatore chimico che è in grado di reagire con un ormone presente in alte quantità nelle uova femmine rivelando il sesso del futuro pulcino semplicemente cambiando colore, proprio come avviene nei test di gravidanza, con una precisione del 98,5%. La procedura prevede che negli allevamenti un particolare macchinario estragga il liquido presente nell’uovo praticando, con un raggio laser, un foro microscopico di 0,3 millimetri nel guscio in grado di richiudersi da solo nel giro di un paio d’ore. Il test genetico può essere fatto tra il sesto e il decimo giorno dopo la fecondazione delle uova, prima della loro schiusa.
Il metodo Seleggt, che ha ottenuto anche l’approvazione del Ministero tedesco dell’Agricoltura, è stato presentato come “la strada più promettente per porre fine all’uccisione di milioni di pulcini maschi”. Un numero che, solamente in Germania, si aggira intorno ai 45 milioni di esemplari all’anno.
Una soluzione?
Dove, dunque, in passato, la distinzione tra pulcini maschi e femmine era affidata all’occhio di una vera e propria figura professionale dedicata, quella dei sessatori di pulcini, in grado di distinguere il genere dall’attenta analisi degli orifizi dei piccoli a un giorno di vita, ora arriva la tecnologia, che anticipa i tempi a quando ancora il pulcino non c’è permettendo, di fatto, di nascere, dopo i 21 giorni di incubazione, solo ai pulcini femmine. Circa, il 55% delle uova di una cova, spiegano ancora da Seleggt. E le altre? Come anticipato: “Le uova da cova rifiutate vengono trasformate rapidamente in un integratore alimentare di alta qualità (uova in polvere da cova) con l’aiuto di un processo tecnologico definito” con “un valore aggiunto economico” che “può essere integrato nelle ricette dei mangimi per gli animali giovani da allevamento”.
Uova “sostenibili”
In attesa di capire se e come questa tecnica potrà essere adoperata su larga scala e se potrà costituire una soluzione “pragmatica” all’uccisione dei pulcini maschi eliminando il problema alla base, a Berlino hanno già fatto la loro comparsa sugli scaffali dei supermercati, con un prezzo più alto, le uova ottenute senza l’uccisione di pulcini. Un prodotto che l’azienda punta a diffondere in tutta la Germania già nel corso di quest’anno.
Un nuovo segnale di quanto l’innovazione tecnologica stia cercando soluzioni economiche che, in alcuni rari casi, affiancano anche quelle etiche. Anche se non può sfuggire che il motivo per il quale si è cercato di evitare la perdita dei pulcini maschi (eliminando di fatto una figura impiegatizia, il sessatore, ed ottenendo quindi un risparmio economico) sia una soluzione parziale e che non risponde alla questione dello sfruttamento delle galline ovaiole e degli allevamenti intensivi di queste ultime, problema che può essere risolto alla radice solo scegliendo un’alimentazione 100% vegetale.