Una vita da vegetariana: Margherita Hack
Sostenne l’idea della sofferenza dell’animale che muore, della vita che viene spezzata per trasformarsi in pietanza
“Noi ci chiediamo se gli animali hanno una coscienza, ma la vera domanda è noi ce l’abbiamo quando trattiamo come facciamo gli animali?”. Margherita Hack non ha bisogno di grandi presentazioni. Astrofisica, studiosa, divulgatrice scientifica, donna impegnata nel sociale, autrice di pubblicazioni e saggi, la Hack è nata a Firenze ma viveva a Trieste con il marito Aldo e i suoi amici a quattro zampe: otto gatti e un cane. Si è spenta, all’età di 91 anni, il 29 Giugno del 2013.
La famiglia
I suoi genitori, adottarono una dieta vegetariana in seguito all’adesione alla teosofia (una serie di dottrine mistico-filosofiche secondo la quale tutte le religioni deriverebbero da un’unica verità divina), a cui si erano avvicinati a causa dell’insoddisfazione verso le rispettive religioni. Furono proprio i genitori, a spiegare a Margherita il concetto etico secondo il quale tutte le forme di vita hanno lo stesso valore. La scelta vegetariana fu una conseguenza del rifiuto di uccidere gli animali, che fin da piccola le era stato insegnato ad amare e rispettare, come sarebbe difatti istintivo per ogni bambino. “In seconda elementare facevamo il tempo pieno e quando tiravo fuori il mio pasto a base d’insalata, uovo e formaggio, c’era la preoccupazione delle maestre per la mancanza di carne: come avrei fatto a crescere bene, forte e sana? ” ha raccontato la scienziata in una vecchia intervista.
Lo sport e la politica
Lo sport entrò nella vita di Margherita grazie alla partecipazione ai Giochi della Gioventù. Questa prima prestazione, fu un vero disastro ma iniziò ad allenarsi e ottenne ottimi risultati nel salto in lungo e nel salto in alto. La bicicletta divenne, da allora, il suo mezzo di trasporto preferito, le fu regalata dai suoi genitori per l’ammissione alla prima liceo. Anche in età adulta manterrà questa passione, uno dei suoi segni distintivi, pubblicando libri sull’amata bicicletta.
Antifascista convinta durante il liceo, vide i suoi compagni e professori ebrei cacciati da scuola a causa delle leggi razziali. Arrivata all’università, scelse la facoltà di lettere che forse non fu proprio la scelta migliore, ma ci mise poco a capirlo: alla prima lezione si annoiò talmente che decise di passare alla facoltà di fisica. Man mano che proseguiva nei corsi, però, Margherita si dimostrava migliore della maggior parte dei suoi compagni e lo studio la divertiva: si convinse così di aver fatto, questa volta, la scelta giusta.
Direttore… vegetariano
Dopo la laurea insegnò astronomia all’Università di Trieste, fino al 1992. La Hack divenne la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico. Fu la più grande studiosa italiana delle stelle e dell’universo, una donna impegnata nell’attivismo politico e con una mente estremamente moderna. Buona parte dell’opera della scienziata, riguardò anche l’impatto positivo che l’essere vegetariani avrebbe potuto avere sul pianeta quando si rese conto che almeno quattro quinti della terra che viene coltivata nel mondo è dedicata al foraggio degli animali e solo un quinto per il consumo umano.
Usò parole forti ma veritiere a riguardo: “Penso che si dovrebbero portare i bambini delle scuole a vedere cosa sono i macelli. I macelli una volta erano in città, oggi li hanno portati ben lontani e nessuno sa più cosa succede. Per i bambini la carne è un bell’involtino in cellophane che si trova nei supermercati e non sanno nemmeno le sofferenze che sono state prodotte agli animali che hanno fornito la carne”.
Nonostante i piccoli problemi di salute, un’operazione al cuore con conseguente bypass, Margherita si rimise subito al lavoro: pasta al sugo e un uovo al tegamino era il menù perfetto per rimettersi in forze. Insomma, non era soltanto un’illustre scienziata dal carattere un po’ spigoloso: difendeva concretamente gli animali con coraggio, mantenendo sempre altissimi i suoi principi morali con l’ironia: la sua caratteristica più evidente non solo nella vita ma anche nelle sue opere letterarie.
Anche dopo la sua morte, avrebbe voluto schierarsi dalla parte degli animali. Infatti decise attraverso il suo ultimo testamento, di aiutare diverse associazioni del suo territorio tra cui l’Enpa, la Astad e Il Gattile, ma a causa di un pasticcio tra gli eredi, tra cui l’amato marito e la fedele badante, tutto questo non riuscì a concretizzarsi. Nonostante si parli di leggi e di giudici impegnati a risolvere la vicenda, la nostra speranza è che Margherita da lassù prenda con filosofia e ironia, come sicuramente sapeva fare in vita, tutto ciò che sta accadendo.
Francesca Paolillo