Ultim’ora: Wuhan vieta il consumo di animali selvatici a seguito del COVID-19
Il divieto sarà attivo per 5 anni e segue le iniziative di altre città e l’esclusione per legge dei cani come animali a scopo alimentare.
Passi lenti ma che per un paese come la Cina sono velocissimi. Wuhan, la città che ha registrato i primi contagi di COVID-19, ha appena vietato il consumo di tutta la fauna selvatica. Questa misura segue quelle già prese dalle città di Pechino, Shenzhen e Zhuhai e un divieto a livello nazionale, ancora temporaneo, al consumo di animali selvatici. A differenza dei divieti permanenti delle città menzionate, il divieto di Wuhan sarà in vigore per soli cinque anni.
A darne notizia è Humane Society International attraverso le parole del dottor Peter Li, specialista in politica cinese: ““Il divieto di Wuhan rappresenta un chiaro riconoscimento di quanto sia serio il rischio per la salute pubblica, collegato alla diffusione di malattie zoonotiche attraverso il commercio di specie selvatiche. Un rischio che deve essere preso sul serio se vogliamo evitare future pandemie e che non sarà certo minore tra cinque anni. La pericolosità di un divieto temporaneo è infatti ancora troppa. Wuhan diventa la quarta città della Cina continentale a prendere l’iniziativa, ma ora serve una volontà su scala globale per fermare il pericoloso traffico di fauna selvatica”.
Incentivi per chi abbandona il commercio di specie selvatiche
La notizia ne segue altre decisamente incoraggianti da parte del governo cinese. Lo scorso 10 aprile infatti, una nota emessa dal ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali cinese, escluse per la prima volta cani e gatti dalla lista degli animali per il consumo umano, aprendo uno spiraglio politico importante e inedito rispetto ad un tema sul quale le pressioni internazionali e delle associazioni, sono sempre state fortissime. La lista al momento (e quindi l’esclusione definitiva di questi animali come cibo in tutto il paese) non è ancora stata confermata dal governo cinese.
Ma altri passi sono in fase di attuazione. Ad inizio settimana, infatti, agli allevatori di animali selvatici in diverse province della Cina continentale sono stati offerti compensi in denaro per aiutarli nella transizione verso mezzi di sussistenza alternativi come la coltivazione di frutta, verdura, piante da tè o erbe per la medicina tradizionale cinese. Tali incentivi fanno parte di un pacchetto di misure messe in atto dalla Cina per fronteggiare il traffico di specie selvatiche. Le province di Hunan e Jiangxi sono tra quelle che forniscono tali compensi. La provincia di Hunan offrirà come “indennizzo” a fronte del ritiro di alcuni animali, almeno in questa prima fase, una somma di ¥120 per ogni chilogrammo di cobra o serpente a sonagli; ¥75 per ogni chilogrammo di ratto dei bambù; ¥630 ad istrice; ¥600 a zibetto; ¥378 per un’oca selvatica e ¥2,457 per un cervo cinese. Quando la lista degli animali che potranno essere consumati come cibo sarà definitiva (quella nella quale non compaiono cani e gatti), partirà un’altra fase di incentivi economici per facilitare la transizione.