Tutela degli animali, primo via libera al riconoscimento in Costituzione
Primo passo “storico” per la modifica alla Costituzione che, allineandosi alle normative Eu, riconoscerà tra gli impegni della Repubblica la tutela degli animali e dell’ambiente nell’interesse delle future generazioni
Con 224 voti favorevoli, nessun contrario e 23 astenuti, il 9 giugno scorso il Senato ha dato il via libera alla riforma della Costituzione italiana, attraverso l’integrazione degli articoli 9 e 41, finalizzata a inserire la tutela degli animali nella legge principale dello Stato, in linea con le normative europee dettate dal Trattato di Lisbona del 2007 che li riconoscono come “esseri senzienti”.
Il sì del Senato è arrivato lo stesso giorno in cui la Commissione Ue ha vagliato una procedura d’infrazione verso il governo italiano, data la mancanza di protezione nei confronti delle specie animali a rischio e dell’habitat naturale.
Il disegno di legge, finalizzato a modificare il testo costituzionale, passerà alla Camera e, secondo l’associazione animalista LAV (Lega Anti Vivisezione), tra le principali sostenitrici del provvedimento, la vera svolta dovrebbe arrivare nel maggio 2022, data nella quale si prevede l’approvazione definitiva della modifica.
Che cosa cambierà?
Un lungo percorso
Questo primo passaggio in Parlamento è stato definito un passo “storico” da associazioni animaliste e ambientaliste. Arriva dopo un lungo iter, iniziato nel 2013 quando, in occasione del convegno “La questione animale”, presso la biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, la LAV insieme all’Intergruppo parlamentare Animali, lanciò la prima proposta di legge sul tema, con la richiesta di integrazione all’articolo 9 della Costituzione, del principio: “Gli animali sono esseri senzienti e la Repubblica ne promuove e garantisce la vita, la salute e un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche etologiche”.
Alla conferenza, docenti universitari e insigni costituzionalisti affrontarono “la questione animale”, analizzando anche l’opportunità di riconoscere gli animali come soggetti di diritti e tutela fin dalla nostra carta fondamentale. La proposta di legge costituzionale prevedeva, inoltre, all’articolo 117 secondo comma lettera s, l’inclusione degli animali tra le materie su cui lo Stato ha legislazione esclusiva.
“Il riconoscimento degli animali nella Costituzione – affermò già allora Gianluca Felicetti, presidente della LAV – è un passo importante che prenderebbe atto della mutata sensibilità dell’opinione pubblica, di quanto già esprime il Trattato Europeo che li definisce esseri senzienti”.
Non è “solo” questione di etica
Per molti anni gli animali, nella legislazione italiana, sono stati considerati ancora come “res” – dal latino “oggetti”- secondo l’antica concezione del diritto romano, quindi privi di quelle tutele specifiche che riguardano gli esseri senzienti, benché oltre a essere dotati di sentimenti, nel caso di animali da compagnia, siano evidentemente parte integrante delle famiglie che li accolgono. Parlare oggi di tutela dell’ambiente e di transizione ecologica senza delle azioni concrete di tutela costituzionale sugli animali, che sono la parte integrante di quello stesso ambiente da proteggere, non è quindi sufficiente. Secondo l’articolo 13 del Trattato di Lisbona, inoltre, gli Stati membri dell’Unione Europea sono richiamati a tutelare gli animali in quanto esseri senzienti.
Un passo del genere ha, però, degli evidenti “effetti collaterali” non solo sul benessere degli animali, ma anche sulla vita delle persone. Tutelare un animale come un essere senziente, per legge, implicherebbe la messa in discussione di temi molto delicati e strettamente connessi a questioni di natura economica, quali la sperimentazione scientifica, l’agricoltura, il turismo naturalistico e, non ultimi, gli allevamenti – più o meno intensivi che siano.
Regno Unito: una riforma tra luci e ombre
Recentemente nel Regno Unito gli animali sono stati riconosciuti come “esseri senzienti”, attraverso la proclamazione di nuovi provvedimenti legislativi, a partire dalla proibizione di esportare o importare animali vivi o trofei di caccia, e divieti come ad esempio quello del commercio dell’avorio, delle pinne di squalo e del fois gras.
Da tempo gli animalisti, nel Regno Unito, si battono per il raggiungimento di questo obiettivo. Nonostante questo ci sono ancora delle questioni in sospeso, come l’abolizione dell’uso delle gabbie per il pollame e i suini, che non sarà previsto dalla nuova legge, ma il cui utilizzo verrà esaminato da esperti. Saranno, inoltre, previsti per gli allevatori degli incentivi atti a migliorare la salute e il benessere degli animali.
Il governo del Regno Unito ha deciso anche di creare, l’Animal Sentience, un comitato scientifico specifico per la tutela degli animali. Questa scelta, sicuramente concreta, non basta però a definire con precisione la nuova riforma. Numerosi, infatti, restano i dubbi intorno al concetto del termine “senziente” nei confronti di un animale e a quali effettivi cambiamenti, in termine di benessere, il nuovo decreto legge porterà per gli animali e per l’ambiente.