Turchia: il governo vieta la produzione e la vendita dei formaggi vegetali
Le associazioni vegane attive nello stato hanno già pubblicato una petizione per chiedere che questo divieto venga annullato, ma le firme stentano a decollare.
In Turchia non è più possibile produrre e commercializzare prodotti che imitino il formaggio ma che siano a base vegetale. Con un regolamento varato durante la pandemia di Covid-19, in Turchia è stato introdotto un divieto senza precedenti. In linea con la recente attuazione del divieto, le aziende produttrici di formaggi vegetali (vegani) sono state multate, i prodotti caseari vegani sono stati ritirati dal mercato e ai consumatori è stato di fatto negato l’accesso a questi prodotti.
A spiegare la situazione è la associazione dei vegani in Turchia, la TVD, che ha lanciato una petizione sul sito Change.org.
A seguito dell’emendamento al regolamento del codice alimentare turco pubblicato nella Gazzetta ufficiale il 19 febbraio 2020 con il numero 31044, i prodotti fermentati (formaggio vegano/simile al formaggio) a base di latte vegetale sono stati vietati. Prima della modifica legale e della sua attuazione fino ad oggi, non c’erano ostacoli nella produzione di questi prodotti vegani. Le motivazioni della decisione non sono state fornite.
Sia nell’Unione Europea che in Turchia è già vietato nominare i prodotti a base vegetale come “formaggio” e utilizzare questa espressione sulla confezione viene qualificato come “adulterazione e inganno”. Sebbene anche questo divieto sia stato criticato da produttori e consumatori in tutto il mondo e siano state adottate massicce misure legali per annullare l’attuazione, in Turchia si è proceduto con l’attuazione del nuovo articolo che, di fatto, proibisce la produzione e la vendita dei suddetti prodotti a base vegetale che “assomigliano in apparenza a formaggio”.
Secondo l’associazione “cercare di fermare la produzione di formaggio vegano e ritirare i prodotti caseari vegani dal mercato con la recente attuazione di questo articolo costituisce una violazione sia del diritto nazionale che internazionale”. Ed ecco quindi il lancio della petizione in quanto questo divieto costituirebbe:
- una violazione del diritto all’alimentazione e libertà di scelta: gli individui che non consumano e/o non possono consumare prodotti lattiero-caseari di origine animale per motivi etici, ambientali e sanitari, dovrebbero avere accesso a prodotti vegetali alternativi e nutrienti. Ciò rientra nell’ambito del diritto più elementare all’alimentazione e alla libertà di scelta.
- una violazione dei diritti dei consumatori in quanto non vengono date motivazioni in merito ma viene solo impedito l’accesso a questi prodotti.
- un indebolimento della produzione e del commercio con un’azione in netto contrasto con gli obiettivi e i doveri più importanti dello Stato, ossia di migliorare la competitività delle imprese nazionali sul mercato internazionale, facilitare la produzione, l’occupazione e le esportazioni sviluppando nuove tecnologie.
Per ora la petizione rivolta al governo turco lanciata a giugno scorso, si pone come obiettivo 7.500 firme ma ne ha raggiunte solo poco meno di 6.000.