300 tartarughe trovate morte in Messico: colpa delle reti fantasma?
È accaduto al largo delle coste del Messico: trecento esemplari di tartaruga olivacea trovati morti; avevano raggiunto la zona per deporre le uova
Sono trecento le tartarughe marine trovate morte al largo della costa meridionale del Messico, a Oaxaca, impigliate in alcune reti da pesca. Le cause di questo decesso di massa restano ancora da accertare e non è chiaro se gli animali siano rimasti impigliati nelle reti mentre erano ancora vivi, ma gli esperti ritengono comunque che il soffocamento tra le reti da pesca possa essere una causa più che probabile. Un avvenimento che non rappresenta, purtroppo, un caso isolato: il fatto è avvenuto pochi giorni dopo che un altro centinaio di tartarughe sono state trovate morte nel vicino stato del Chiapas, sempre per cause simili.
Le reti abbandonate: dolo o casualità?
Secondo quanto dichiarato dal biologo marino Bryan Wallace a National Geographic, le tartarughe potrebbero essere state strangolate a morte dalle cosiddette “reti fantasma“: si tratta di “attrezzi che sono stati persi dal proprietario e non recuperati per un motivo o per un altro”, abbandonate quindi nell’acqua dove gli animali vi si imbattono, spesso scambiandole per piante o prede. Una vicenda ancora più triste se si pensa che queste tartarughe si erano mosse verso le coste messicane, come accade ogni anno da maggio a settembre, per deporre le proprie uova.
Tartarughe marine: una specie in via di estinzione
Le tartarughe protagoniste di questa vicenda fanno parte della specie olivacea e anche se quest’ultima è considerata quella più numerosa tra tutte le tartarughe marine, “molti dati indicano che la sua sopravvivenza è in pericolo”. Allo stesso modo tutte le tartarughe d’acqua sono a rischio, a causa delle attività umane: secondo il WWF, infatti, a minacciarle c’è anche “il disturbo causato dal turismo nelle aree di riproduzione e la pesca accidentale. Si stima che ogni anno circa 150 mila tartarughe marine finiscano catturate negli attrezzi da pesca solo nel Mediterraneo e che di queste oltre 40 mila muoiano”.
A questo va aggiunta la piaga rappresentata dalla plastica abbandonata nei mari: “una tartaruga marina su due nel Mediterraneo ha ingerito plastica – spiega il WWF – e inoltre la presenza di plastica sulle spiagge può compromettere anche le nidificazioni: la sabbia in cui mamma tartaruga depone le sue uova, in presenza di frammenti di plastica, non mantiene la stessa umidità e modifica la temperatura, con ripercussioni sullo sviluppo e sulla schiusa”.
I tentativi di liberare il mare dalla plastica
Insieme alle tartarughe, anche tutte le altre specie marine sono minacciate dalla presenza di rifiuti nei mari. Una situazione intollerabile, alla quale si sta cercando di porre rimedio, prima che sia troppo tardi, liberando le acque dalla plastica: per esempio la start-up 4Ocean trasforma i rifiuti in braccialetti – alcuni dei quali sono dedicati anche inseriti in uno speciale proprio dedicato alla salvaguardia delle tartarughe – mentre partirà il prossimo 8 settembre la “missione” del giovane Boyan Slat, che posizionerà nella baia di San Francisco una barriera sottomarina destinata a ripulire gli oceani in maniera rivoluzionaria.
Crediti foto in apertura: Euronews