Scrittori vegetariani: biblioteca segreta e sorprendente
Come più volte abbiamo raccontato, l’amore per gli animali non conosce sesso né epoca storica: gli scrittori, però, hanno sempre dimostrato una spiccata sensibilità
La sensibilità è un dono raro fatto di intelligenza e di affettività matura: non stupisce, quindi, che tra gli scrittori in tanti, nella storia, abbiano optato per un’alimentazione vegetariana, anche quando l’informazione era davvero limitata.
Louise May Alcott
Nota soprattutto per “Piccole donne”, il personaggio di Jo è profondamente ispirato alla sua vita: cresciuta in un ambiente progressista, Louise fu abolizionista e femminista della prima ora nonché vegetariana come tutta la sua famiglia. Un ruolo determinante nella sua vita fu quello del padre Amos Bronson: nel 1834 fondò la Temple School di Boston, basata su rigorosi principi vegetariani, e nel 1844 diede vita alla comunità “Fruitlands” per diffondere il messaggio secondo cui si sta bene anche senza carne.
Mark Twain
Il leggendario autore americano e autore de” Le avventure di Huckleberry Finn” ha a più riprese dimostrato una totale avversione alla vivisezione (“Non mi importa se la vivisezione produce risultati utili per l’uomo, provoca dolore agli animali e questo mi basta per capire che è una cosa sbagliata“) e criticato la moralità dell’uomo, considerato l’unico essere ‘intelligente’ in grado di infliggere dolore senza ragioni.
Alice Walker
Dopo aver incontrato Martin Luther King all’università, l’autrice del capolavoro “Il colore viola” diventa una fervente attivista per i diritti civili tout court: vegetariana sin dall’infanzia, ha anche lavorato con la sua famiglia per una fattoria casearia. “Gli animali della Terra esistono per loro stessi. Non sono stati fatti per gli umani, così come i negri non sono stati fatti per i bianchi, né le donne per gli uomini”.
George Bernard Shaw
“Gli animali sono miei amici e io non mangio i miei amici”: vegetariano per 69 anni (intraprese la strada del vegetarismo da giovane, precisamente dal gennaio del 1881), morì alla veneranda età di 94 anni. Comincia a farsi un nome a Londra grazie all’amicizia con Henry Salt, autore de A plea for vegetarianism (Difesa del vegetarismo), e dedica una vita intera alle sue opere, ai diritti animali (si iscrive anche alla Vegetarian Society) e umani (fu uno dei più grandi sostenitori di Oscar Wilde, incarcerato perché omosessuale).
Charlotte Bronte
La testimonianza di Elizabeth Gaskell, amica e sua prima biografa, ricorda la mania del padre, trasmessa alle figlie, per la cucina vegetariana: anche se la biografia a loro dedicata è poi risultata fantasiosa in alcune parti secondo molti critici, questo aspetto della vita delle sorelle Bronte pare inconfutabile. E leggendo le pagine di Charlotte, determinata come la sua massima creatura, “Jane Eyre”, che celava sotto un perbenismo borghese una vita appassionata, non è difficile crederlo.
Mary Shelley
“Il mio cibo non è quello dell’uomo, io non uccido l’agnello e il capretto per saziare il mio appetito, ghiande e bacche mi daranno un nutrimento sufficiente”: a dirlo fu “Frankenstein”, mostro ideato dal genio gotico della scrittrice e saggista inglese nella sua opera più dark. Con il marito, il poeta Percy Bysshe Shelley, condivise tragedie e tanti momenti bui ma anche la scelta alimentare vegetariana, portata avanti sino alla fine dei suoi giorni.
Herbert George Wells
Considerato il padre della fantascienza, l’autore de “La guerra dei mondi” descrive nel romanzo “A modern utopia” (1905) un pianeta simile in tutto e per tutto alla Terra i cui componenti, a metà tra i samurai giapponesi e zelanti sacerdoti, erano dediti al compito di riorganizzare il consorzio umano e a vigilare sul suo destino: il tutto nell’utopia di un mondo migliore in cui la gente ha deciso di chiudere i macelli e di smettere di nutrirsi di carne.
Amico del padre di Louise May Alcott, il filosofo trascendentalista Thoreau visse tra i boschi per due anni alla ricerca del contatto più vero e profondo con la natura e con se stesso, dopo aver rinnegato la società moderna dedita solo al ‘mercanteggio’: da questa esperienza ne trasse il materiale per scrivere Walden, ovvero vita nei boschi (1854), considerato il primo romanzo ecologico moderno.
Franz Kafka
“Finalmente vi posso guardare in pace, perché non vi mangio più”: a raccontare questo aneddoto è Max Brod, grande amico di Franz Kafka. L’autore ceco divenne vegetariano poco dopo la fine dell’università, con grande dispiacere del padre, e portò avanti la sua scelta per tutta la vita.
Yuri Benaglio