Ecco Salvo, agnellino liberato a poche ore dalla macellazione
A Palermo un gruppo di attivisti che partecipano alle “veglie” per gli animali e ha portato via un agnello. “Il dialogo con chi lavora nei macelli è la strada giusta”, dicono gli attivisti.
Un’altra storia a lieto fine, un’altra vita salvata da un mattatoio italiano: oggi raccontiamo la storia di Salvo, agnellino di un mese e mezzo liberato da un macello di Palermo, che ora vive insieme a due degli attivisti che lo hanno salvato. “Non è stato facile, come sempre – racconta ai nostri microfoni Simone Scampoli, attivista che ha portato in Italia le veglie per gli animali – Ma per fortuna Salvo sta bene e vivrà la sua nuova vita lontano da qui” spiega.
Il tutto è iniziato giovedì scorso durante la prima “veglia” organizzata in città davanti a un macello: una decina di attivisti si sono riuniti davanti alla struttura per dare un “ultimo saluto” agli animali sui camion, un gesto di affetto (con tutta probabilità il primo e l’unico in tutta la loro breve vita) prima di essere macellati.
“Appena arrivati abbiamo capito di essere di fronte a una situazione un po’ strana – racconta Simone – perché c’erano degli animali vivi nella struttura, cosa che non dovrebbe accadere dato che devono essere macellati immediatamente. C’era un po’ di scompiglio, perché i veterinari responsabili si erano inspiegabilmente allontanati dal mattatoio e senza di loro la macellazione non può avvenire”. Un’occasione per gli attivisti per scambiare subito qualche parola con il proprietario della struttura anche se, come spiega Simone, si tratta della prassi durante le “veglie” per gli animali: il dialogo pacifico è l’unica “arma” che questi attivisti utilizzano per diffondere le proprie idee, senza polemiche o aggressività nei confronti di chi per scelta o per necessità decida di fare questo lavoro.
L’attivismo “gentile” che regala forti emozioni
Simone ci spiega come questa veglia fosse diversa dalle altre anche per il rapporto instaurato fin da subito con il proprietario del macello: “Ci siamo scambiati il numero di telefono e ci siamo sentiti quella sera stessa – afferma – e gli ho detto che sarei tornato anche il giorno dopo. A quel punto, lui stesso mi ha proposto di visitare il mattatoio, cosa che non mi era mai accaduta prima”. Anche se, secondo gli attivisti, questo gesto è stato dettato più dal desiderio di far vedere come tutto fosse in regola nella struttura piuttosto che da uno slancio nei confronti della situazione in cui vivevano gli animali, è stato fondamentale per portare a casa questa piccola vittoria.
Un’esperienza toccante, intensa e profondissima, ci spiega Simone, per tutti coloro che hanno partecipato alla veglia: “Eravamo tutti molto emozionati, tra noi c’erano anche due ragazze molto giovani e si è creata un’atmosfera nuova, è un po’ come se avessimo portato in un luogo di morte e terrore una ventata di serenità”. È forse proprio grazie alla presenza delle due giovanissime attiviste (12 e 15 anni), note sul web come Vegan Sisters 4 a Kinder World che il proprietario della struttura ha acconsentito più facilmente a regalare uno tra gli agnellini destinati alla macellazione, quello che poi sarebbe stato ribattezzato come Salvo: una creatura di un mese e mezzo che adesso vive tranquilla in un grande giardino, a casa di due degli attivisti che hanno contribuito alla sua salvezza. È anche “in buona compagnia”: con lui c’è un cavallo salvato da un’altra situazione difficile.
“In queste occasioni viviamo sempre emozioni contrastanti – continua Simone – perché da una parte c’è la gioia per aver dato la libertà a un essere vivente destinato a morire di lì a poco, dall’altra c’è un grande dolore unito al senso di colpa, frustrazione e impotenza per tutti gli animali che rimangono nel macello e per i quali non possiamo fare assolutamente niente”.
Le polemiche
Com’era accaduto dopo la liberazione di Alba, l’agnellina salvata da un macello in provincia di Rieti e che oggi vive nel santuario Capra Libera Tutti alle porte di Roma, anche in questo caso non sono mancate le polemiche, specialmente da parte di altri attivisti per gli animali, alle quali Simone risponde così: “Contestano quello che facciamo e soprattutto il modo in cui lo facciamo, perché preferiamo parlare e spiegare le nostre ragioni ai proprietari dei mattatoi piuttosto che insultarli o aggredirli. Io credo che farsi la guerra tra di noi, specialmente sui social, non serva a niente ma che anzi sia addirittura controproducente: vogliamo tutti la stessa cosa, desideriamo tutti un mondo migliore per gli animali e credo che raggiungerlo attraverso il dialogo, pacificamente, sia molto più efficace e dia un esempio concreto di come si possano ottenere grandi risultati semplicemente parlando con chi ha un punto di vista diverso dal nostro”.
Nonostante le proteste, ci spiega Simone, sono tante ad apprezzare questo tipo di attivismo: sono soprattutto gli onnivori a rimanere colpiti da quello che gli attivisti di The Save Movement fanno per gli animali “e non mancano persone che ci contattino per dirci che, grazie alle foto e ai video che diffondiamo, hanno deciso di diventare vegetariane o vegane. Ci chiedono supporto in questa fase di transizione e tutti noi siamo felicissimi di poter aiutare chiunque scelga di affrontare questo cambiamento”.
Un altro punto segnato a favore di questi attivisti “gentili”, che in questi giorni stanno organizzando un’altra “veglia” davanti allo stabilimento Inalca, vicino a Lodi, uno tra i più grandi del nord Italia dove si produce carne di bovino: quattro giorni di protesta pacifica, accompagnata anche dal digiuno, “per puntare i riflettori su questa situazione aberrante. The Save Movement sta nascendo in varie parti di Italia perché vogliamo che sia chiaro a tutti che lo sfruttamento animale è uguale nelle diverse città, non c’è un luogo “migliore” e uno “peggiore”, c’è un unico grande orrore a cui vogliamo mettere fine il prima possibile” conclude Simone.