Rane mutilate e gettate in acqua vive: la foto che ha vinto il Worldpress Photo Natura
Lo scatto racconta dell’agonia degli animali e del loro ultimo e inutile tentativo di salvarsi.
Quello che vedete non è una quadro bensì una fotografia. E’ stata scattata dal trentaquattrenne fotografo naturalista di origini ungheresi Bence Máté che con questa immagine si è aggiudicato il Worldpress Photo 2019 nella sezione Natura.
Questa foto mostra alcune rane che stanno morendo in un laghetto dopo essere state private, ancora vive, della zampe posteriori, la parti che verranno poi commercializzate per essere cucinate.
L’immagine mostra inconfutabilmente l’agonia di questi animali che fanno parte di una della tante modalità con le quali l’uomo decide di nutrirsi anche ora nel 2019, nonostante la carne di rana sia una tradizione che ha origini medievali. Questa carne, ai tempi, era considerata molto proteica e a basso costo dato che le rane, in primavera, si trovavano in grande numero in stagni e coste dei fiumi per potersi riprodurre. Con il tempo anche le rane sono state allevate in modo industriale. “Oggi la maggior parte della carne di rana in commercio in Italia proviene dai paesi balcanici specie dalla Romania, dall’ex Jugoslavia e dalla Turchia, dove la rana è ancora una fonte di reddito – si legge sul sito “Alimentipedia”- In commercio sono diffuse anche rane importate dal sud-est asiatico che arrivano sui nostri mercati congelate in pacchi generalmente da 10 chili”.
L’immagine è stata scattata in aprile da Máté a Covasna, nei Carpazi Orientali della Romania, quando le rane depongono le uova che sono ben visibili nella foto. Come racconta la didascalia dell’immagine vincitrice di uno dei più prestigiosi premi fotografici del mondo, “A volte le zampe vengono recise mentre l’animale è ancora in vita e in seguito viene rigettato in acqua ancora cosciente. Ogni anno viene venduta carne di rana per un totale di circa 40 milioni di dollari di merce che viene venduta in molti paesi del mondo. Una piccola parte della popolazione dei Carpazi si guadagna ancora da vivere raccogliendo le zampe di rane in natura e vendendole.”
La foto ha la forza di un quadro con le sue simmetrie e l’eccezionale capacità di Máté di bloccare il movimento che racconta dell’estremo tentativo degli animali di cercare di rimanere a galla inutilmente dato che moriranno lentamente per asfissia.