Pranzo fuori casa: istruzioni per l’uso

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Ci spiace darvi questa brutta notizia ma qualcuno doveva pur farlo: l’estate sta finendo, bisogna tornare a lavoro. Il caldo di questi giorni, certo, ci invoglierebbe a fare “inversione a U” per tornare in spiaggia, sotto l’ombrellone, sulla sabbia rovente e con in mano un frullato di frutta. Invece no, siamo quasi a settembre, bisogna ricominciare a studiare o a lavorare, a seconda di quelli che sono gli impegni quotidiani di ciascuno. Ciò significa che dobbiamo riprendere la vita regolare scandita dagli orari di lavoro o da quelli delle lezioni, che spesso ben poco lasciano all’alimentazione: si mangia in fretta e talvolta anche male. I più sfortunati conoscono anche quella tremenda sensazione del pranzo fuori casa consumato alla scrivania, davanti al pc che in maniera crudele mostra il lavoro che ancora resta da fare. Mangiare sano in pausa pranzo, per molti, è ancora un ossimoro, e sono tantissimi quelli che scelgono di preparare qualcosa a casa e portarla con sé in ufficio. I milanesi parlano di schiscetta, nel resto d’Italia si chiama semplicemente “pranzo al sacco”, ma cambia poco. Qui vogliamo dare un po’ di consigli su come rendere la pausa pranzo meno traumatico, ma soprattutto all’insegna di un’alimentazione sana e proteica, e che ci faccia arrivare a fine giornata.

Il consiglio principale è quello di evitare piatti elaborati: esagerare con i condimenti rallenta la digestione e, soprattutto, non permette di tenere sotto controllo la “linea”. Lo stesso dicasi, chiaramente, per le porzioni: una quantità moderata di cibo, a pranzo, aiuta a mantenere alta la concentrazione anche nel pomeriggio. Al classico pranzo composto da primo, secondo, contorno, frutta e dolce è preferibile un piatto unico, meglio ancora se composto da un’insalata di riso, di cereali o di pasta o da un mix di vegetali (insalate, pomodori, carote, melanzane, zucchine fanno decisamente al caso nostro).

Non male anche l’idea di un panino (preferibilmente integrale, come sempre), ma occhio a cosa ci mettiamo dentro: anche in questo caso è preferibile evitare troppi condimenti. A proposito di questi ultimi, è sempre meglio – ma è un discorso che va anche al di là delle pause pranzo – precisare al cameriere che si preferiscono cibi sconditi, da condire poi autonomamente una volta giunti in tavola: in questo modo possiamo aggiungere noi sale, olio, aceto e le altre spezie o salse a nostro piacimento. Inoltre, piuttosto che friggerle, le verdure sarebbe meglio grigliarle o lessarle. Sarebbe poi preferibile evitare bevande gassate e alcolici. Per ingannare l’attesa in vista del pranzo e della cena, si consiglia (dopo un’abbondante colazione, praticamente obbligatoria ogni mattina) di fare uno spuntino a metà mattinata e a metà pomeriggio: uno yogurt o un frutto – rigorosamente di stagione – vanno benissimo, ma è accettabile anche un gelato di frutta.

Nel caso in cui prepariamo qualcosa a casa e lo portiamo con noi in ufficio, le regole sono uguali ma bisogna aggiungere qualche dettaglio su come trasportare il pasto: il consigli è – in genere – quello di utilizzare le confezioni con chiusura ermetica, capaci di mantenere il cibo a una temperatura stabile. Ovviamente la confezione non va tenuta sotto il sole o comunque vicino a fonti di luce e calore, ma sempre meglio in luoghi asciutti e freschi.

Dopo la giornata di lavoro, a cena è sempre meglio optare per un cibo che integri in maniera equilibrata quanto mangiato a pranzo. Detto questo, possiamo solo augurarvi buon post-ferie (tranquilli, tra quattro mesi è Natale).

Domenico D’Alessandro

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