Ambiente: l’alternativa biodegradabile alla plastica ora arriva anche dai cactus
È realizzata partendo dalle foglie di cactus, è completamente biodegradabile e atossica: parliamo di una delle “plastiche del futuro”, prodotta per ora solo in fase sperimentale
How to make biodegradable 'plastic' from cactus juice
It works like plastic, but it's made from cactus and fish can eat it.BBC World Service
Posted by BBC Earth on Tuesday, June 11, 2019
Foglie di cactus, additivi non tossici, un po’ di pazienza e una buona dose di ingegno: questi gli ingredienti naturali per produrre un materiale alternativo alla plastica, 100% biodegradabile e atossico, sia per gli animali che per l’uomo. L’idea nasce da Sandra Pascoe Ortiz, ricercatrice messicana dell’Università della Valle di Atemajac, che lavora da tempo per dare vita a questo materiale assolutamente rivoluzionario. Questa bioplastica, che per adesso è ancora solo un prototipo, si degrada completamente a contatto con l’acqua nel giro di pochi giorni, mentre necessita di poco meno di un mese per dissolversi a contatto con il terreno.
Se a questo aggiungiamo che è composta esclusivamente da ingredienti completamente edibili (anche se, forse, non particolarmente gustosi!) capiamo il potenziale nascosto in questa “plastica”: se anche finisse in mare, non risulterebbe un pericolo per gli animali, che anzi potrebbero ingrerirla senza alcun tipo di problema. L’idea della ricercatrice è di sostituire completamente la plastica usa e getta – e in particolare sacchetti, posate e involucri per alimenti – ora che è sempre più chiaro e stringente come rappresentino uno dei più gravi problemi per il nostro pianeta.
Come viene prodotta?
Il processo di produzione di questa bioplastica è piuttosto “semplice” e consiste nell’ottenere il succo delle foglie di cactus, da mescolare con additivi naturali e atossici: il risultato – che si ottiene per ora in una decina di giorni perché realizzato interamente a mano – è un composto facilmente lavorabile, dal quale ricavare plastica più o meno sottile a seconda delle necessità, di forme e colori differenti ma sempre incredibilmente resistente.
Il cactus utilizzato per questa lavorazione è il nopal, una pianta tipica del Messico e la particolarità di questa lavorazione sta anche nel fatto che l’impiego delle foglie non comporta la morte della pianta: al contrario, le foglie vengono prelevate in modo che la pianta possa rigenerarsi facilmente. Attualmente in Messico esistono 300 specie di nopal e Sandra sta ancora sperimentando quale utilizzare per ottenere i risultati migliori in termini di resa e durata per la sua “plastica”. La ricercatrice ha dichiarato inoltre che ritiene che il processo di produzione potrebbe essere accelerato abbastanza da competere con la plastica convenzionale se la sua idea venisse trasferita in una struttura industriale.
Non solo cactus
In un mondo in cui “l’emergenza plastica” si fa sempre più stringente, occorre trovare in fretta una soluzione a questo gravissimo problema. Non solo l’Europa ha bandito l’uso della plastica usa e getta entro il 2021, ma sono sempre di più le innovazioni pensate per sostituire questo materiale così inquinante. Tra queste ricordiamo i sacchetti di manioca che si possono anche bere, le stoviglie di grano edibili, la “plastica” fatta con le patate e quella di alghe. Nel frattempo, però, noi tutti possiamo e dobbiamo fare qualcosa per ridurre il nostro consumo di plastica nella vita quotidiana, partendo dagli utensili della cucina e del bagno fino ad arrivare agli oggetti che usiamo fuori casa: “meno waste” è un imperativo morale, per tutti.