Pesca dei polpi: indagine shock di EssereAnimali
Un’indagine dell’associazione EssereAnimali ci mostra la crudeltà e l’anacronismo che si nascondono dietro la caccia al polpo
Forse perché privi di una voce che possa testimoniarne la sofferenza, forse perché uccisi a scopo alimentare oppure perché – in quanto animali acquatici – considerati più lontani e “diversi” da noi: non è chiaro quali siano le ragioni che spingono molte persone a ritenere meno importante e degno di considerazione lo sfruttamento degli animali marini, ai quali speso non è attribuita la giusta considerazione morale. Tra gli animali acquatici più barbaramente sfruttati dall’uomo ci sono senza dubbio i polpi, come testimonia un’indagine realizzata dall’associazione no-profit EssereAnimali per documentare i metodi cruenti e scarsamente regolamentati della pesca di questi animali.
Il polpo, un animale sorprendente
Gli scienziati concordano nell’affermare che i polpi – cefalopodi invertebrati noti anche come polpi comuni o piovre – siano tra gli animali marini più evoluti: sono coscienti di sé e di ciò che li circonda, provano sofferenza e dolore esattamente come gli animali vertebrati e, in oltre 270 milioni di anni di evoluzione, hanno sviluppato una biologia unica insieme a delle abilità straordinarie.
Intelligenza. I polpi sono degli animali molto intelligenti, capaci di compiere con ognuno dei loro 8 tentacoli altrettante attività diverse contemporaneamente, oltre che di autorigenerarsi: questi animali, infatti, possono scegliere di perdere un tentacolo in caso di pericolo, per sfuggire ai predatori.
Vista. Il polpo ha una vista eccellente e i suoi occhi hanno una struttura molto simile ai nostri: riescono a mettere a fuoco e a vedere nitidamente i colori.
Mimetizzazione. Il polpo è in grado di cambiare colore ben 177 volte in un’ora per adattarsi all’ambiente che lo circonda; ma a differenza di altri animali con capacità analoghe, il polpo non assume i colori dell’ambiente circostante ma piuttosto di un oggetto preciso, come una conchiglia o un’alga.
Risoluzione di problemi complessi. Non molti sanno che i polpi sono in grado di orientarsi in un labirinto e di aprire contenitori “a prova di bambino”, di ricordare le soluzioni di problemi ma anche di costruire ripari ben congegnati, oltre che di giocare con strumenti che gli vengono messi a disposizione.
Modificazione di alcune funzioni fisiologiche. All’occorrenza il polpo può modificare alcune funzioni fisiologiche a breve termine, in un modo che non ha non ha eguali nel mondo animale. Sembra addirittura in grado di modificare la velocità di segnalazione del proprio sistema nervoso, così da riuscire a sopravvivere negli ambienti più estremi come l’acqua molto fredda.
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La pesca dei polpi, una pratica crudele
La pesca dei polpi – come quella dei pesci – è praticata con metodi dolorosi e cruenti, che ci farebbero inorridire se applicati ad altre specie animali. Viene eseguita con un’esca chiamata “polpara“, spesso realizzata con granchi e piccoli pesci che servono per attrarre il polpo nella rete. Un altro mezzo in voga per la pesca dei polpi sono i tramagli, reti flottanti che vengono calate per centinaia di metri lungo la costa e nelle quali gli animali rimangono dolorosamente impigliati.
Una volta catturati, i polpi vengono immediatamente uccisi sulle barche dei pescatori attraverso un morso o con un coltello che gli laceri il cervello, anche se spesso la morte non è istantanea ma piuttosto la fine di una lenta e straziante agonia. Quando le barche raggiungono la terraferma, i polpi vengono ripetutamente sbattuti con violenza su appositi sostegni, in modo che la loro carne si ammorbidisca prima di essere consumata.
Le statistiche
Si stima che solo in Italia il consumo di carne di polpo vari da 1,5 a 5,1 kg pro capite ogni anno; in totale si tratta di più di 47 mila tonnellate di polpi – e il fatto che si parli di “tonnellate” e non di singoli individui la dice lunga sulla scarsa importanza attribuita a questi animali – che vengono pescati per lo più lungo le coste del Marocco, del Senegal e della Spagna. In Italia si stima una pesca di circa 3 mila tonnellate di esemplari all’anno praticata principalmente in Sardegna, Puglia, Campania, Toscana e Sicilia.
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Leggi inadeguate
L’indagine condotta ha voluto mettere in evidenza le lacune nelle leggi che regolamentano la pesca dei polpi: in Italia il Regolamento CE 1967/2006 e il DPR 1639/1968 non fissano limiti di taglia nella pesca dei polpi, che spesso si concentra sugli esemplari più piccoli per via della loro carne più tenera, che viene consumata cruda. Questa attività viene praticata in maniera indiscriminata, tanto da incidere in modo considerevole sull’economia dell’intero mercato ittico: più del 23% degli introiti del settore della pesca, infatti, è rappresentato dalla caccia ai polpi.
Oltre al video che documenta l’indagine, EssereAnimali ha pubblicato anche “Sapore di mare veg“, un ricettario per ricordarci come si possa mangiare con gusto senza rendere gli animali un mero ingrediente delle nostre ricette.
Foto da EssereAnimali.org