Niente più pelle animale per la Moda: ecco il progetto
Il processo – definito di biofabbricazione – prevede l’acquisizione delle cellule della mucca senza danneggiarla.
Diventare la fonte leader di pelle per il settore moda e accessori, ma senza danneggiare alcun animale: è l’ambizioso progetto di Modern Meadow, start-up americana.
Di cosa si tratta
La start-up ha già racimolato 40 milioni di dollari per portare a termine la missione: ma come si ottiene la “pelle”? Il processo – definito dagli ideatori di biofabbricazione – prevede l’acquisizione delle cellule e del collagene di una vera mucca per poter produrre in laboratorio su grande scala un materiale con la stessa flessibilità, levigatezza ed elasticità. I ragazzi che curano il progetto hanno già garantito a clienti e investitori che la tecnica utilizzata non danneggia in alcun modo le mucche.
Realizzare prodotti in pelle è un’attività antichissima: già gli uomini primitivi se ne servivano per produrre capi di vestiario e proteggersi dalle condizioni meteorologiche avverse. Nel corso dei secoli è diventata il materiale più utilizzato e, stando alle previsioni di Research and Markets, la vendita di prodotti di pelle (animale) è destinata a salire ancora fino a una cifra di oltre 91mila miliardi a livello globale entro il 2018.
Sul sito dell’azienda campeggiano le parole del CEO, Andras Forgacs:
“Con l’industria dell’allevamento, la pelle è ormai la più grande consumatrice di terreno e acqua, nonché principale responsabile del cambiamento climatico: è tempo di inseguire alternative migliori”.
I vantaggi per il pianeta
Il metodo impiegato da Modern Meadow riduce drasticamente l’uso di terre, acqua, energia e prodotti chimici e i materiali puri in collagene richiedono una minima conciatura. Se la produzione di carne non è sostenibile per il pianeta perché gli allevamenti sono responsabili di circa il 14,5% delle emissioni di gas serra totali, occupano quasi la metà delle nostre terre e usano il 23% dell’acqua totale disponibile, ne consegue che ogni settore a esso legato non fa che alimentare il fenomeno: produrre pelle – oltre a sollevare l’inevitabile questione etica – implica l’uso di abbondanti composti chimici e, tra conciatura, tintura e altri ritocchi finali, inquina tantissimo.
Considerando che la pelle vale circa il 10% del valore totale di una mucca, comprare prodotti in pelle non è semplicemente comprare scarti dell’industria di carne che andrebbero altrimenti sprecati, è invece continuare ad assicurare che l’intera operazione sull’animale porti a dei profitti considerevoli. La più grande sfida, come sempre quando si tratta di invenzioni pronte sulla carta a rivoluzionare in meglio il nostro mondo, sarà rendere il prodotto disponibile a buon mercato: solo così le grandi aziende se ne interesseranno.
Yuri Benaglio