Papa: “I cani e i gatti occupano il posto dei figli, lo so che fa ridere ma è così”
Il Pontefice è tornato, nuovamente, sul tema della scarsa natalità nel nostro paese e ha nuovamente messo in relazione il posto degli animali domestici con quello dei figli “mancati”.
Non è la prima volta che Jorge Mario Bergoglio attuale pontefice in carica, torna sul ruolo degli animali domestici in relazione a quello della diminuzione della natalità nel nostro paese. Nell’udienza generale tenutasi il 4 gennaio scorso, il Papa ha confermato la sua posizione – già espressa anni fa – sull’errore che si compirebbe sostituendo la cura e il desiderio di avere figli con l’attenzione per cani e gatti.
“Oggi la gente non vuole avere figli, almeno uno. E tante coppie non vogliono – ha detto il Papa – ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Si fa ridere capisco, ma è la realtà e questo negare la maternità e la paternità ci diminuisce, ci toglie umanità e così la civiltà diventa più vecchia e senza umanità”.
Quello che accade, di nuovo, è pericoloso: ridicolizzare il ruolo, i diritti e l’importanza che gli animali – e non solo domestici – hanno nella nostra vita non solo come persone ma anche come specie umana.
Sostenere che cani e gatti prendano il posto dei figli e che questo, in qualche modo, appaia ridicolo, non solo è un errore ma è anche un ennesimo attacco alla strada dei diritti degli animali e della cultura del rispetto per altre specie diverse dalla nostra. La bassa natalità nel nostro paese non è chiaramente dovuta al fatto che al posto dei bambini vengano scelti cani o gatti, bensì a questioni molto più gravi: l’assenza di un welfare degno di questo nome per le coppie che decidono e possono avere figli, la presa di coscienza di molti rispetto a quello che sarà il futuro di questo pianeta sempre più in pericolo da lasciare dopo di noi, la semplice scelta di non averne perché questo – chiaramente – non toglie assolutamente nulla all’interezza e all’umanità delle persone che, liberamente, possono scegliere di accogliere in casa un animale domestico per accompagnarlo lungo la sua vita, prendendosene cura, il sempre maggiore tasso di infertilità delle coppie dovuto anche agli stili di vita e ai tassi di inquinamento.
Continuare a mettere sullo stesso piano la scelta di non avere figli (subita o fatta consapevolmente) con l’amore per gli animali, è un circolo vizioso e pericoloso che, prima cosa, immagina l’amore come qualcosa di “finito” che non può essere condiviso e moltiplicato e, secondo, vede gli animali come semplici “orpelli” decorativi nella vita invece “completa e umana” di chi ha figli. In più questo atteggiamento culturale abbassa – come se ce ne fosse il bisogno – la considerazione che va a questi altri esseri viventi. Non va nemmeno citato che cosa significhi, filosoficamente e culturalmente questa ridicolizzazione del ruolo degli animali se ci spostiamo sulla scala degli animali che, solo per ragioni culturali e di miopia antropocentrica, non vengono considerati da compagnia. Se è ridicolo voler bene a cani e gatti “come figli”, cosa significherà battersi affinché mucche, maiali, galline e pesci possano avere il diritto di vivere la loro vita senza essere sfruttati, torturati e uccisi per la nostra alimentazione o il nostro abbigliamento?
Dato il ruolo politico innegabile che la Chiesa ha nella vita del nostro paese (qualcosa di cui ci si occupa cercando di limitarlo e finalmente distinguerlo, fin dai tempi del Medioevo – si vedano su questo i testi di Marsilio Da Padova) forse sarebbe più utile puntare l’attenzione sul perché non si fanno figli e non sull’idea che – non comprovata da nessun tipo di dato o di statistica – molti scelgano un cane o un gatto “al posto” di essi.