Oscar Farinetti, “Animali come noi”: “Sono contro gli allevamenti intensivi, ma è il popolo che decide”
Ospite della trasmissione su Rai2, Farinetti ha detto la sua sugli allevamenti intensivi: una questione sociale, secondo il patron di Eataly
Natale Farnetti, conosciuto come Oscar, fondatore di Unieuro e poi di Eataly, è stato l’ultimo ospite della trasmissione “Animali come noi” condotto da Giulia Innocenzi. Lui, immagine del made in Italy anche all’estero, della voglia di garantire qualità nei suoi store ha dato il suo contributo alla questione dello scandalo portato alla luce su Rai2 sugli allevamenti intensivi in Italia. La questione per Farinetti è sociale, politica, dettata solo dalle richieste del popolo.
“Confermo che secondo me l’Italia è sempre il paese dei controlli migliori, ma le eccezioni ci sono sempre – dice Farinetti dopo aver visto le immagini degli allevamenti di bufale a Frosinone – quello che abbiamo visto è un caso molto grave, ma rimango convinto che la maggior parte di chi fa quel mestiere siano brave persone.” Solo sfortuna, quindi quella della troupe di Rai2? Farinetti su questo risponde solo “No, ma viviamo in un mondo in cui non abbiamo deciso noi che ci sia una lotta alla sopravvivenza.” Il ragionamento non è del tutto chiaro ma arriva anche il riferimento alla possibile sensibilità delle piante: “Dobbiamo essere umili e sapere che non conosciamo nulla del mondo vegetale, magari un giorno – continua parlando con Giulia Innocenzi – scopriremo che anche loro hanno emozioni che godono quando trovano la linfa e soffrono per il contrario”.
Farinetti arriva al punto: “Ad un certo punto della nostra storia sono stati inventati gli allevamenti intensivi, penso che sia un’ invenzione del modello sociale per garantire prezzi più bassi. C’è una gara a costruire cibi a prezzi bassi, puliti, sani, ma a prezzi bassi.” I problema è la richiesta, quindi, secondo il patron di Eataly “il consumatore che va al supermercato chiede un pollo che costa sempre meno e glielo fanno che costa meno”. Secondo Farinetti, quindi è il consumatore che dovrebbe iniziare a chiedere carne migliore a prezzi più alti ma concorda su un aspetto: “Andrebbe mangiata meno carne e più buona anche per dare altra carne ad altri popoli. Io in ogni caso, sono dell’idea che un po’ di carne faccia bene”.
Il discorso di Farinetti che gira attorno all’evidenza che gli allevamenti lager siano una realtà anche dell’eccellenza come mostrato anche dalle inchieste sul prosciutto di Parma di Essere Animali, parte dal presupposto che il mercato va dove vanno i consumatori, una regola decisamente reale. Per questo motivo, quindi, l’informazione su questi temi e sul fatto, per esempio, che mangiare carne nel 2017 non sia più necessario, risulta sempre più importante, fondamentale. Il consumatore è la chiave, la sua volontà è la leva che solleverà, speriamo il prima possibile, la porta di una gabbia che tiene imprigionati milioni di animali, divenuti macchine metaboliche, da una non-vita fatta di paura e dolore.