Olio di palma, aumentano le importazioni in Italia: +19%
L’Italia è la patria dell’olio d’oliva e della dieta mediterranea eppure le importazioni di olio di palma sono aumentate nell’ultimo anno, il 2014, del 19%. Come mai? Semplice: questo grasso è di bassa qualità e sostituisce quelli più pregiati come, appunto, l’olio d’oliva. Questione di affari, insomma.
Il trend è grave: l’olio di palma in sé non è dannoso, è dannoso, e molto, il fatto che la sua presenza sia costante in una quantità di prodotti di consumo quotidiano indirizzati soprattutto ai più piccoli. Merendine, pane confezionato, salatini, cracker, patatine, creme al cioccolato, biscotti: leggendo le etichette, che dal 13 dicembre scorso devono indicare la natura dell’olio vegetale nei prodotti, è facile scoprire come questo grasso sia presente ovunque. Il problema, quindi, sta nel fatto che, leggendo “Olio vegetale” o “Olio di palma” di creda di consumare grassi vegetali meno dannosi, quindi, di quelli di origine animale.
Il successo di questo grasso è presto detto: l’olio di palma costa poco. “ Il successo legato all’utilizzo dell’Olio di Palma è legato principalmente al carattere economico (basso costo) e chimico (non irrancidisce facilmente, resiste abbastanza alla cottura ed è molto versatile nella lavorazione industriale)”, si legge nella tabella di valutazione del prezzo fornita da Clal.it. E’ facile fare un confronto sui prezzi: un chilogrammo di olio di palma costa all’incirca 0,60 centesimi contro i 3,44 euro al chilo dell’olio extravergine, l’1,24 euro al chilo dell’olio di mais e l’ 0,83 cent al chilogrammo dell’olio di girasole (Dati Ismea).
La produzione intensiva dell’olio di palma sta distruggendo interi eco sistemi e anche la nostra salute: leggiamo le etichette e acquistiamo in modo consapevole.