Nutella vegana: Ferrero ha chiesto il brevetto del marchio “plant based”
L’azienda di Torino lavora su un nuovo prodotto che, però, non ha nulla di innovativo.
Elaborazione grafica dell’immagine di copertina a cura della redazione – L’immagine non rappresenta il prodotto reale.
Dal 1 dicembre 2023 il marchio “Nutella Plant Based” è sotto esame presso l’ufficio italiano brevetti (Uibm) del Ministero del Made in Italy. La notizia è stata verificata dalla nostra redazione proprio presso l’Uibm. La famosa crema di nocciole nata in Piemonte nel 1964 ma le cui origini risalgono alla tavoletta da spalmare “Gianujot” nel 1946, parrebbe voler creare un prodotto che sia senza latte, ingrediente che al momento rende Nutella un prodotto non adatto a chi ha scelto un’alimentazione vegana.
Ingredienti Nutella vegana
L’ufficio brevetti non da indicazioni rispetto alla formulazione della nuova composizione, dato che si occupa solamente di nomi e di marchi. Gli ingredienti attuali della crema di nocciole sono: zucchero (56%), olio di palma (19%), nocciole (13%), cacao magro (7,4%), latte scremato in polvere (6,6%), siero di latte in polvere, emulsionanti: lecitine (soia), vanillina. Si presume, quindi, che la nuova versione sostituirà o eliminerà il latte dalla nuova formulazione.
Attualmente sul mercato sono già presenti creme alla nocciola o al cioccolato vegane come la “Nocciolata Rigoni senza latte” oppure la “Crema” Valsoia, o la crema della marca Riso Scotti.
Ferrero non metterà sul marcato nessun prodotto innovativo bensì andrà incontro al mercato che viene definito “Plant based” (e non vegan) per cercare di non insospettire (o peggio, allontanare) i consumatori che si sentono più tranquilli davanti all’idea di un prodotto vegetale al 100% vegetale ma che non richiami la filosofia antispecista legata ad un unico obiettivo: quello della liberazione animale.
Chi la comprerà?
Sempre che il prodotto arrivi (non è dato sapere quando), si tratterà tecnicamente di una versione adatta a chi mangia vegano ma, ovviamente, anche a tutti gli altri consumatori ma rimane aperto il punto: chi segue una filosofia alimentare vegan la comprerà? Gli aspetti che vengono presi in esami dai consumatori sono tanti e non sempre sono solo legati agli ingredienti anche se qui, per Nutella, un problema c’è già: l’olio di palma. Questo grasso saturo è inviso a moltissimi vegani – nonché a tante persone che valutano importante il tema della sostenibilità in termini di produzione di quello che acquistano. L’olio di palma è un grasso ottenuto dai frutti della palma da olio, una coltivazione intensiva che è stata uno dei vettori della deforestazione in alcune aree geografiche come la Malesia e l’Indonesia con conseguenze molto gravi soprattutto sulle popolazioni di orangutan. Il WWF spiega: “Un secolo fa c’erano probabilmente più di 230.000 oranghi in totale, ma l’orango del Borneo è oggi stimato in circa 104.700 esemplari sulla base dell’aggiornamento dei dati geografici ( ossia è una specie in pericolo) mentre quello di Sumatra conta circa 7.500 e risulta in pericolo critico).
Come tutti i prodotti creati da grandi multinazionali come Ferrero, inoltre, questa possibile Nutella vegan si inserisce in un dibattito complesso e ampio che a a che vedere, semplificando, con due posizioni: la prima che ritiene la nascita di un numero sempre maggiore di prodotti vegan creati da grandi aziende sia un segnale della buona salute e dell’aumento del valore del mercato e della domanda vegan; la seconda ritiene che questi prodotti siano solo un tentativo di normalizzazione e sfruttamento di una domanda ai fini di portare nuovi guadagni a realtà che con una mano creano prodotti “green” e dall’altra continuano a dare sostanza ad un mercato completamente non sostenibile e che si basa per la maggior parte su prodotti di origine animale.
Elaborazione grafica dell’immagine di copertina a cura della redazione – L’immagine non rappresenta il prodotto reale.