Nuova Zelanda: niente più gatti domestici, “Minacciano la fauna locale”
Fa parte di un progetto più ampio per la tutela della fauna neozelandese la proposta di obbligare i proprietari di gatti a non possederne più, dopo la morte di quello attuale.
Omaui, piccolo villaggio sulla costa meridionale della Nuova Zelanda, si prepara a dire addio ai gatti domestici: l’iniziativa, promossa dal consiglio regionale Environment Southland, ha lo scopo di proteggere la fauna locale – uccelli e piccoli mammiferi in primis – dalle aggressioni messe in atto dai felini che sfuggono al controllo dei loro proprietari. Secondo i media, la proposta del consiglio prevede l’obbligo per i possessori di gatti di sterilizzarli, munirli di microchip e registrarli presso le autorità locali, con il divieto assoluto di adottare o comprare altri gatti dopo la morte di quelli già in possesso.
“Non odiamo i gatti, vorremmo però vedere dei padroni responsabili – ha dichiarato John Collins, dell’Omaui Landcare Trust, che si occupa della salvaguardia della biodiversità delle zone – Questo non è un luogo adatto a loro”. Anche il dottor Peter Marra, capo del Smithsonian Migratory Bird Center e autore di diversi volumi sull’argomento, si è detto favorevole alla proposta: “I gatti sono animali fantastici, animali spettacolari! Ma non dovrebbero essere autorizzati a girovagare fuori, anche perché non permetteremmo mai ai cani di farlo, ed è ora che trattiamo gatti come i cani. Questa è la soluzione più ovvia”. Secondo il piano, chiunque non si dovesse adeguare alle norme riceverebbe prima un avviso, per poi arrivare all’uccisione dei gatti da parte di funzionari appositamente incaricati, anche se questa è considerata “l’ultima risorsa in assoluto”.
Niente più gatti in Nuova Zelanda, i residenti non sono d’accordo
Non tutti, però, sembrano d’accordo con questa decisione: i residenti, in particolar modo, non vedono di buon occhio quella che è stata interpretata come una limitazione della propria libertà ed è stata lanciata una petizione per contrastare il piano. In più, molte persone considerano in gatti un mezzo per tenere la zona libera da roditori: “Se non posso avere un gatto, per me diventa quasi malsano vivere in casa mia – ha dichiarato un abitante della zona – Qui non si sta mettendo in discussione la capacità delle persone di avere un gatto, si sta dicendo che è vietato tenerne uno”.
Il progetto, in realtà, rientra in un programma più ampio e ambizioso messo in atto dalla Nuova Zelanda, che lavora per liberarsi dai predatori introdotti dall’uomo (come ratti, opossum ed ermellini) entro il 2050, sempre nell’ottica della salvaguardia di altre specie animali come i volatili. Discutibili sono i metodi di controllo impiegati, che includono l’impiego di gocce di veleno 1080, una sostanza tossica e biodegradabile, oppure il via libera alla caccia all’opossum, la cui pelliccia è un elemento centrale nell’industria dell’abbigliamento neozelandese.
Gatti senza controllo: quanto è grande il problema?
Secondo la BBC, il “problema gatti” riguarda la Nuova Zelanda da diverso tempo, ma si tratterebbe in realtà di una questione a livello globale. Non si parla infatti solo dei gatti domestici, ma anche e soprattutto di quelli randagi, la cui esistenza risulta fuori controllo in diverse zone del mondo. Secondo il dottor Marra “l’estinzione di 63 specie animali in tutto il mondo è collegata alle popolazioni di gatti in piena espansione. Il problema è esacerbato in aree con ecosistemi molto sensibili, come la Nuova Zelanda”. Anche negli Stati Uniti, secondo le stime, “fino a quattro miliardi di uccelli e 22 miliardi di mammiferi vengono uccisi dai gatti ogni anno”; allo stesso modo, nel Regno Unito si stima che annualmente 55 milioni di uccelli rimangano vittime di questi predatori.
“Gli amanti dei gatti di tutto il mondo dovrebbero abbracciare una mentalità diversa nei confronti di questi animali. Penso che i gatti dovrebbero essere adottati laddove possibile, poi castrati e tenuti in casa, fatti esercitare con giocattoli appositi e fatti uscire in un ambiente controllato, magari anche al guinzaglio. In ogni caso, questa situazione non è colpa dei gatti, è colpa dell’uomo” chiosa il dottor Marra.