I burger vegani sono salvi: il Parlamento europeo boccia gli emendamenti. Ma sul “latte” nuova stretta
Arrivati i risultati delle votazioni in corso durante la mattinata a Bruxelles. Il veggie burger ban, non passa ma sui prodotti vegetali che imitano il latte, la stretta si fa più severa.
Non ci saranno restrizioni per i nomi dei prodotti vegetali che imitano la carne in Europa. La votazione del Parlamento Europeo si è conclusa su uno dei temi affrontati nella discussione relativa al PAC con un nulla di fatto per chi sperava che i nomi “bistecca” o “hamburger” non potessero descrivere prodotti a base vegetale.
Secondo la redazione di Euractive.com che ha seguito i risultati in diretta, gli emendamenti che chiedevano il bando delle denominazioni che richiamano prodotti a base di carne, presentati dall’europarlamentare Eric Andrieu e sostenute dall’organizzazione ombrello Copa- Cogeca, ossia il Comitato delle organizzazioni professionali agricole e la Confederazione generale delle cooperative agricole, sono stati respinti.
Emendamento 264: respinto. Ecco cosa chiedeva
Queste le motivazioni di uno degli emendamenti alla votazione PAC di oggi, 23 ottobre,presentato dall’europarlamentare Eric Andrieau, emendamento che è stato respinto con 399 voti contrari e 243 a favore.
“Al fine di garantire la trasparenza del mercato, soddisfare le aspettative dei consumatori e tenere conto dell’evoluzione del mercato delle carni, l’emendamento in questione mira a introdurre definizioni relative ai termini “carne”, “preparazioni di carni” e “prodotti a base di carne” e a proteggere le relative denominazioni di vendita per evitare che siano utilizzate per prodotti che non contengono carne o non derivano da una parte commestibile degli animali in questione. Una certa flessibilità dovrebbe essere concessa per i prodotti alimentari che contengono carne o una parte commestibile degli animali in questione e al massimo il 3 % di proteine vegetali”.
Emendamento 275: respinto. Ecco cosa chiedeva
Questa le motivazioni di uno degli emendamenti alla votazione PAC di oggi, 23 ottobre, presentato dall’europarlamentare Eric Andrieau, emendamento che è stato respinto con 524 voti contrari e 110 a favore.
“Le denominazioni di cui all’articolo 17 del regolamento (UE) n. 1169/2011, attualmente utilizzate per le carni, i tagli di carne, le parti di carne, le preparazioni di carne e i prodotti a base di carne, non possono essere utilizzate per prodotti diversi dalla carne o dai prodotti contenenti carne”.
La stretta, invece, sui prodotti vegetali che imitano latte e formaggi
Nella stessa votazione però, l’emendamento 171 passa e con esso ulteriori restrizioni a quelle già presenti sui prodotti di origine completamente vegetale ma che richiamino quelli lattiero-caseari. Martina Pluda, direttore di Humane Society International Italia, spiega alla nostra redazione: “Siamo certamente contenti per l’esito delle votazioni relative alla denominazione di prodotti vegetali proteici, ma per i prodotti alternativi a latte e yogurt, invece, l’approvazione dell’emendamento ha creato una stretta ancora più severa rispetto a quella che era già in vigore“. Pluda continua: “Con questo voto si impedisce qualsiasi riferimento diretto o indiretto ai prodotto lattiero caseari, quindi le aziende non potranno più parlare di “alternativa vegetale al latte” oppure “formaggio vegano cremoso”. Questo determinerà una grossa difficoltà a spiegare il prodotto anche a chi è intollerante al lattosio, per esempio; si tratta di una misura ingiustificata che si spiega solo come un attacco diretto al mercato vegetale da parte delle categorie in causa”. La European Diary Association, ha salutato il voto come “un buon notizia per il settore lattiero-caseario, per i consumatori e i cittadini e per l’Europa” in un tweet.
Nel frattempo sui media italiani
In attesa della votazione, AssoCarni, aveva lanciato una campagna pubblicitaria per spiegare che “un hamburger vegano non è un hamburger”. “Ancora una volta – si legge sul sito dell’associazione – i nomi che usiamo definiscono le cose e chiamare bistecca, salsiccia, hamburger quello che non lo è rappresenta un inganno ai danni del consumatore”. Anche Coldiretti negli scorsi giorni era intervenuta sul tema, chiamando in causa il problema del potenziale inganno ai consumatori: “Una strategia di comunicazione subdola con la quale si approfitta deliberatamente della notorietà e tradizione delle denominazioni di maggior successo della filiera tradizionale dell’allevamento italiano- ha dichiarato l il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini – con il solo scopo di attrarre l’attenzione dei consumatori, rischiando di indurli a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, della carne e dei prodotti a base di carne”.
Le prime reazioni alle votazioni
Intanto arrivano le prime reazioni alle votazioni del Parlamento europeo. In un tweet il presidente della LAV, Gianluca Felicetti commenta: “Con i migliori saluti all’insalata di pollo, sperando che sempre più persone non la mangino. Parlamento Europeo boccia il diktat dell’industria della sofferenza e della morte animale! Continueremo a far paura a chi distrugge Pianeta e salute anche con più sound”. Anche l’associazione animalista Essere Animali che in Italia è stata la prima a portare alla luce la campagna “Stop the veggie burger ban”, ha salutato la notizia con entusiasmo su Twitter: “ll burger vegetale è salvo! L’UE ha bocciato l’emendamento che avrebbe vietato termini come “cotoletta” per prodotti vegetali. Purtroppo ha accolto l’emendamento che impedisce ogni riferimento ai latticini per quelli vegetali”. Sempre Essere Animali tramite le parole di Claudio Pomo spiega: ““La proposta di vietare termini come “hamburger vegano” o “salsiccia vegana” si fondava su una possibile confusione del consumatore davanti a queste parole. Ma si tratta di denominazioni già conosciute dalle persone, poiché da anni presenti nei prodotti veg comunemente in vendita e inoltre utili, in quanto forniscono informazioni non solo sull’assenza di ingredienti di origine animale, ma anche sul gusto e sull’uso che ci si può aspettare dal prodotto”.