Le borse di tela non sono così ecologiche come credevamo

Un articolo su The Guardian spiega genesi, ascesa e grossi problemi di un prodotto nato con ottime intenzioni

Nel 2007 Anya Hindmarch, designer di accessori inglese, partecipò con un suo prodotto ad una campagna per la diminuzione dell’uso dei sacchetti di plastica. La sua borsa di tela, divenuta famosissima (nella foto) e della quale vennero distribuite 80mila esemplari in una sola giornata di lancio, fu il simbolo di un approccio diverso al modo di fare spesa e shopping. La stessa Hindmarch sul suo sito racconta che: “l British Retail Consortium ha stimato che nel 2006, prima del progetto “I’m not a Plastic Bag”, il Regno Unito utilizzava 10,6 miliardi di sacchetti di plastica. Nel 2010, dopo il progetto, questa cifra era scesa a 6,1 miliardi. Sainsbury’s ha ridotto il numero di sacchetti distribuiti del 58% nei due anni successivi alla campagna, consegnando 312 milioni di sacchetti in meno nel 2009 rispetto al 2007 e risparmiando 13.200 tonnellate di plastica vergine in due anni.”

Da allora le “tote bag” sono diventate piuttosto comuni ovunque e il loro successo non sembra conoscere crisi dato che, sia per iniziative di marketing gratuite ma anche come veri e propri oggetti del desiderio, queste borse di tela sembrano essere sempre amatissime. Il problema è che non sono così ecologiche come volevano esserlo con le loro migliori intenzioni. Sono diventate troppe. E intanto chi doveva fare stime e analisi che le mettessero a confronto con le ormai invise buste di plastica, i conti li ha fatti, mettendo in luce le cose come stanno.

Di recente il quotidiano The Guardian è tornato sulla vicenda, rimettendo in luce i dati sull’impatto delle borse di tela. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, una borsa in cotone deve essere utilizzata tra le 50 e le 150 volte per compensare l’impatto della sua produzione, ma in realtà meno del 10% delle borse viene utilizzato più di tre volte e il resto, spesso realizzato in cotone calicò – un tessuto a trama semplice, realizzato con fibre di cotone semilavorate e non sbiancate – finisce nelle discariche.

E rispetto alle borse di plastica, direte voi? Saranno certamente meglio, no? No. L’Agenzia britannica per la protezione dell’ambiente (la Uk Environment Agency, o Ukea) calcolò l’impatto ambientale derivante dalla produzione delle varie tipologie di sacchetti per la spesa. La produzione di una busta in polietilene ad alta densità (il vecchio sacchetto di plastica) ha molto meno impatto ambientale di una borsa in polipropilene (i sacchettoni da super da mettere nel carrello, quelli semi rigidi), che a sua volta ha un impatto minore rispetto alla nostra borsa in stoffa.

Il problema, insomma, è che queste borse sono troppe e che le loro intenzioni ecologiche sono state – come spesso accade – assorbite, masticate e rivoltate dal sistema capitalistico che le ha reso l’ennesimo oggetto da accumulare, abbinare, desiderare e poi, dimenticare.

La prossima volta che ce ne offriranno una gratis per una promozione o che vorranno farvene comprare una per essere più sostenibili, fate riferimento alla pila che possedete già prima di accettare.

Immagine tratta dal sito Anya Hindmarch

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