National Institutes of Health: “Basta ricerca sugli scimpanzé, abbiamo altri metodi”. Una decisione storica
Gli Istituti Nazionali di Sanità negli Stati Uniti sono le agenzie più avanzate per la ricerca biomedica ed è da loro che arriva un segnale incoraggiante nonché di portata storica per la lotta per i diritti degli animali. Gli ultimi 50 scimpanzé che venivano utilizzati all’interno delle strutture del governo per la ricerca biomedica, verranno rilasciati ed inviati in apposite strutture, dette “santuari”, dove potranno vivere la propria vita in condizioni decisamente migliori.
Questa decisione, annunciata mercoledì scorso (18 novembre 2015) dal direttore degli Istituti, Francis Collins, si pone come passo conclusivo di un lungo percorso iniziato nel 2013 con il rilascio di 300 scimpanzé, anch’essi inviati in strutture di recupero. “E’ tempo di riconoscere – ha dichiarato Collins attraverso il suo portavoce – che non ci sono giustificazioni significative nel tenere qui questi 50 scimpanzé dedicati alla ricerca biomedica invasiva. Certamente – continua – gli americani e la ricerca hanno tratto benefici dall’uso di questi animali, ma ora le tecnologie sono cambiate, si sono evolute, rendendo di fatto inutile il loro utilizzo”.
Questo non significa che negli Stati Uniti gli scimpanzé non vengano più utilizzati del tutto per la ricerca dato che, secondo il Washington Post, ci sarebbero ancora 400 animali impiegati per la ricerca in istituti privati. Si tratta, però di un segnale molto forte da parte di una delle più importanti istituzioni mediche di ricerca americane, a cui si è arrivati dopo molti anni di pressioni e di interventi da parte di associazioni come la PETA, la Humane Society, la Association of Zoos and Aquariums, e il Jane Goodall Institute.
Qui sotto: un video della Humane Society che racconta la loro attività a favore degli scimpanzé