Nancy Luce, “signora delle galline” nell’America dell’800
In modo del tutto anacronistico, Nancy Luce amò profondamente le proprie galline e dedicò la sua vita ad amarle e accudirle
Oggi come oggi amare gli animali “da fattoria” come cani e gatti è, per molti di noi, la normalità. Nell’America dell’Ottocento, però, era qualcosa davvero fuori dalla norma e Nancy Luce lo sapeva bene. Conosciuta oggi come la “signora delle galline”, la donna visse nell’isola di Martha’s Vineyard (Massachusetts) insieme ai suoi animali “da fattoria”, che amava e rispettava come raramente accadeva in un’epoca in cui il rapporto uomo-animale si basava quasi esclusivamente su fini utilitaristici.
Nata nel 1814 da una famiglia di contadini, Nancy visse i suoi primi anni dandosi da fare per aiutare i genitori nella gestione della fattoria, realizzando a mano anche piccoli lavoretti da vendere nelle cittadine vicine. Grande amante di prodotti (allora) esotici come spezie, caffè e riso, trascorse un’infanzia serena a contatto con gli animali. Circa 20enne, però, Nancy si ammalò di depressione, una malattia allora praticamente sconosciuta e classificata semplicemente come “malattia mentale”. A questo va aggiunta la morte prematura dei genitori, stroncati da un’epidemia. La ragazza rimase quindi sola a gestire la fattoria, in un’epoca in cui le donne difficilmente avevano la possibilità di assumersi compiti così gravosi senza un uomo accanto.
L’amore sconfinato per le galline
Nonostante questa situazione difficile, Nancy non si perse d’animo e, rimasta sola, trovò il modo di far emergere il suo amore sconfinato per gli animali, forse un tempo soffocato dalla condotta rigida dei genitori. Un posto di rilievo nel cuore della donna, che amava comunque tutti i suoi animali, era riservato alle sue adorate galline, ognuna delle quali aveva un nome proprio e che venivano accudite con dedizione e impegno. “La povera Ada Queetie ha lasciato questa vita. Non sarà mai più qui, non la potrò più amare, non ci potrò più parlare, non potrà più essere mia amica. Oh, come desidererei vederla ancora con me qui, viva e che sta bene, ma il suo cuore e il mio sono uniti, l’amore e le sensazioni profonde l’una per l’altra, … mi ha lasciato il cuore spezzato…”. Così Nancy scriveva sul proprio diario, sul quale raccontava gli aneddoti più divertenti della sua convivenza con loro, ma sfogava anche la propria tristezza, come in questo caso, dopo la loro morte.
Ranch di Nancy Luce, signora delle galline di J. H. Nickerson, 1874
La donna trascorreva con le sue galline intere giornate nutrendole, coccolandole e viziandole anche un po’, in modo non diverso da ciò che facciamo oggi con i nostri cani e gatti e, nonostante le difficoltà economiche, trovava anche il modo di pagare un fotografo che la immortalasse insieme alla sue galline. Furono proprio le difficoltà economiche a spingere Nancy a provare a vendere la sua raccolta di poesie dedicata ai pennuti (intitolata “Poor Little Hearts”, ovvero “Poveri Piccoli Cuori”), grazie alla quale il suo nome fu indicato all’interno degli opuscoli turistici sull’isola di Martha’s Vineyard. Da quel momento, la fattoria di Nancy divenne tappa obbligata per i turisti che, terminata la Guerra Civile, iniziarono ad affollare l’isola.
Molti ammiravano il rapporto che la donna era stata in grado di costruire con i propri animali, tanto che molte persone iniziarono perfino a seguire i consigli che Nancy dispensava sulla cura e l’allevamento di galline, con metodi assolutamente moderni per l’epoca. Molti anche gli artisti che vollero rappresentare Nancy e la sua fattoria e, oggi, la tomba della “signora delle galline” è meta di numerosi pellegrinaggi, mentre il museo della città ne racconta la vita e la particolarissima storia. Insomma, già allora Nancy Luce aveva capito che le galline sono animali intelligenti e sensibili, che meritano rispetto e attenzione come qualsiasi altro essere vivente.
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