Meno carne, meno morti: lo dicono gli epidemiologi italiani
Circa 2000 morti in meno ogni anno, ma anche una riduzione fino al 50 per cento delle emissioni di gas serra. Dopo il pronunciamento dell’Oms, che la scorsa settimana ha inserito le carne rosse lavorate nell’elenco dei prodotti cancerogeni per l’uomo, arriva da Milano l’ultimo studio relativo agli effetti che potrebbe causare la riduzione del consumo di carne.
Della ricerca, intitolata “Riduzione del consumo di carne e delle emissioni di gas serra e benefici per la salute in Italia”, si è discusso nei giorni scorsi nel capoluogo lombardo in occasione del Congresso nazionale dell’Aie, l’Associazione italiana di epidemiologia. Secondo l’analisi, una riduzione da parte degli italiani dei consumi di carne compresa tra il 50 e il 70 per cento potrebbe provocare un abbattimento della mortalità pari a circa 2mila decessi per anno. A diminuire sarebbero anche patologie come il tumore del colon retto (con una percentuale di casi prevenibili compresa tra il 2,1 e il 6,5 per cento, soprattutto fra la popolazione maschile del Nord Ovest, quella che più consuma carne in Italia) e l’infarto (dall’1,6 al 5,6 per cento di casi prevenibili).
“Gli scenari di riduzione sono in linea con le raccomandazioni nazionali e internazionali. Considerando l’associazione evidenziata tra consumi di carne e aumento di rischio anche per altre patologie (in particolare per le cause ischemiche) il guadagno di salute stimato potrebbe essere molto maggiore”, ha spiegato la dottoressa Paola Michelozzi, del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, che ha coordinato la ricerca pubblicata sul numero speciale della rivista “’Epidemiologia & Prevenzione”.
Non solo. La riduzione dei consumi di carne, rilevano gli esperti, avrebbe un forte impatto anche in termini di riduzione delle emissioni di gas serra (da 10.000 a circa 3000 l’anno). Non proprio una novità. Molti sono gli studi che negli ultumi anni hanno evidenziato una forte correlazione tra i sistemi di produzione alimentare e l’impatto sull’ambiente in termini proprio di emissioni di gas serra (quelli prodotti dal settore agricolo contribuiscono per circa il 20 per cento delle emissioni totali e di queste circa l’80 per cento sarebbe attribuibile alla produzione di carne).
Lo studio ha esaminato anche le abitudini degli italiani: il 70 per cento è la quota di popolazione adulta che consuma carne bovina, in media 400 grammi a settimana per gli uomini e 360 grammi a settimana per le donne, secondo i dati Inran-Istat, con una netta prevalenza tra gli uomini che risiedono nel Nord Ovest del Paese.