L’Europa deve mangiare meno carne: “Non sarà facile, ma va fatto” – La ricerca
Dati sempre più allarmati e una sola vera soluzione: decisioni scomode prese dalla politica che devono arrivare nel più breve tempo possibile.
Lo chiamano “Spazio operativo di sicurezza” ed in sintesi non è altro che il metro di misura per capire quali dovrebbero essere i numeri dell’allevamento intensivo in Europa per evitare che il sistema mondo vada al collasso (più di quanto non lo sia già). I dati della ricerca prodotta da Rural Investment Support for Europe (RISE) Foundation, non raccontano niente di buono e anzi, le conclusioni sono molto dure soprattutto con la politica.
L’impatto che il sistema allevamento sta avendo sulla qualità della vita sul nostro pianeta è devastante e quello che più spaventa, e che viene messo in evidenza dalla ricerca, è che la produzione di carne sta garantendo pochissime risorse alimentari a fronte del grande dispendio energetico e ambientale messo in campo. Ecco allora che all’orizzonte si profilano soluzioni come gli allevamenti intensivi di insetti (per trovare fonti proteiche alternative), oppure si lavora alla “carne pulita” ossia quella creata in laboratorio tramite cellule staminali. Ma queste soluzioni sono ancora lontane dall’essere globali. Quello che serve secondo il documento è una vera presa di posizione politica da parte dell’Unione Europea. Il professor Allan Buckwell, uno degli autori del documento, scrive:
Il cambiamento non avverrà da solo, per cui la proposta politica deve includere misure volte a scoraggiare il consumo di prodotti animali nocivi per la salute pubblica e l’ambiente.
Quali sono i suggerimenti da parte di Rise Foundation? Tasse sul consumo di carne, incentivi per gli allevatori e educazione migliore della popolazione sui temi. “L’industria dell’allevamento dovrebbe riconoscere le prove emergenti dell’impatto del loro settore – spiega Janez Potocnike, presidente di Rise- dovrebbe riconoscere attivamente il loro impatto e intraprendere la necessaria transizione”. Gli allevatori, si spiega nello studio, non sono il nemico, bensì partner verso questo cambiamento. Insomma, quella proposta è una politica di collaborazione e non certamente di scontro aperto. Ma è chiaro che anche il consumatore dovrà essere disincentivato al consumo di carne, soprattutto se eccessivo, come lo è in Europa. Le statistiche della FAO, riportate nello studio, mostrano che i cittadini dell’UE consumano approssimativamente 51 kg a testa all’anno di carne: il doppio della media globale. Un dato grave che deve portare a misure immediate. L’obiettivo presentato dallo studio è una riduzione della metà dei consumi di carne dentro il 2025.
Molto prima di allora- sostiene Buckwell- i politici, gli agricoltori e la società nel suo complesso si troveranno di fronte a scelte profondamente scomode.