La monaca chef vegan Jeong Kwan arriva in Italia

Ospite dell’Istituto Culturale Coreano incontrerà a luglio lo chef stellato Pietro Leemann e gli studenti dell’ALMA

Torna in Italia la monaca Jeong Kwan, volto di Chef’s Table su Netflix e vincitrice dell’Icon Award per l’edizione 2022 dei 50 migliori ristoranti dell’Asia. Ospite dell’Istituto Culturale Coreano – ente che si occupa di promuovere la cucina coreana nel territorio italiano – Jeong Kwan realizzerà nel nostro Paese una serie di incontri con chef, scuole di cucina e corsi aperti al pubblico.

“Io comunico con il mondo tramite il cibo templare buddista. Sono stata in Italia nel 2019 grazie all’Istituto Culturale Coreano e sono molto felice di tornare quest’anno. Nei miei incontri racconterò la filosofia della cucina templare buddista attraverso il Baru Gongyang e le ricette a cui sono molto legata”

Gli incontri aperti al pubblico

Il primo prestigioso appuntamento è previsto ad ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, qui Jeong Kwan il 18 luglio terrà una lezione di cucina riservata agli  allievi della Scuola nel cuore della Food Valley. A seguire, la cena d’autore con Sara Nicolosi e Cinzia De Lauri, due chef diplomate ALMA e oggi alla guida del ristorante milanese Altatto, dove propongono una cucina vegetale e sostenibile.

Il 19 luglio la monaca farà tappa a Milano dallo chef Pietro Leemann del ristorante Joia – il primo ristorante vegetariano in Europa a essere insignito della stella Michelin e  l’unico stellato vegetariano in Italia – per realizzare dei piatti a quattro mani che saranno documentati in un video disponibile sul canale YouTube dell’Istituto Culturale Coreano.

Nelle giornate del 21 e 22 luglio la “chef filosofa”- come l’ha definita il New York Times –  presso la sede di Eataly Roma realizzerà due appuntamenti aperti al pubblico, per far conoscere il legame tra la cucina coreana vegana e la filosofia buddista.

In particolare, il 21 luglio alle ore 19.00 terrà il corso pratico di cucina per preparare il Rosolato di funghi shiitake in sciroppo di riso, le Verdure di stagione alla coreana e il Dubu jang, un dressing a base di tofu.  Il rosolato è la ricetta che Jeong Kwan racconta su Netflix e a cui è molto legata poiché fu l’ultimo piatto che cucinò a suo padre quando andò a trovarla nel tempio per convincerla a tornare a casa. Il padre, dopo averlo assaggiato, si rese conto che doveva esserci un senso di pace in quello stile di vita e le disse: “Me ne torno a casa senza preoccupazioni, stammi bene” e dopo una settimana morì.

Il giorno seguente, sempre alle ore 19.00, si potrà prendere parte alla suggestiva cerimonia del Baru Gongyang, il pasto monastico che si consuma nelle ciotole di legno, chiamate baru in coreano. Un rituale meditativo nel corso del quale saranno servite pietanze vegane tipiche della cucina dei templi buddisti a base di riso, zuppe e contorni che ciascuno partecipante potrà degustare nel proprio baru. La monaca Jeong Kwan farà vivere a tutti i partecipanti un’esperienza davvero unica che si tramanda da millenni nei templi buddisti coreani.

I posti per entrambe le attività sono limitati, per partecipare è possibile consultare il sito di Eataly Roma.

Che cos’è la cucina templare

Nel tempio di Chunjinam Baekyangsa, in Corea del Sud, la religiosa segue i ritmi delle giornate e delle stagioni e porta avanti l’antica cultura culinaria buddista e i dettami della cucina contadina e tradizionale della Corea. Secondo gli insegnamenti buddisti preparare e condividere il cibo sono parte della pratica e, così, Jeong Kwan cucina per i monaci e i visitatori del tempio, piatti semplici e gustosi utilizzando le verdure e i fiori di stagione, le spezie di cui conosce tutte le peculiarità e le più antiche tecniche di conservazione e fermentazione. Nella cucina templare sono proibiti tutti i cibi animali, tranne alcuni lattici, e anche gli ‘Osinchae’ (aglio, allim tuberosum, cipollotto, erba cipollina coreana, assafetida) perché interferiscono con la meditazione. Inoltre, è una cucina che vive in armonia con la natura e contrasta ogni forma di spreco alimentare.

Fonte: comunicato stampa dell’Istituto Culturale Coreano

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