Italia: entro il 2030 i consumi di carne caleranno ancora del -15%

Nuovi dati, vecchie evidenze. In Italia, nonostante si mangi ancora troppa carne, i consumi diminuiscono, in particolare quelli della carne rossa. I nuovi dati arrivano dall’Osservatorio Agriumbria e sono stati presentati in occasione della Mostra nazionale di Agricoltura, Zootecnia e Alimentazione, di scena presso l’Umbriafiere di Bastia Umbra.

I numeri confermano una tendenza che era già emersa con i recenti dati Ismea relativi allo stato dei consumi nel nostro paese. Agriumbria spiega che se dal 2010 a oggi i consumi sono calati del 12% – anche se con varie differenze  tra le diverse categorie di carne – entro il 2030 è prevista una ulteriore diminuzione del 10-15% del consumo di carni rosse. Una scelta che in Italia è dovuta a varie motivazioni:

  1. L’impatto sulla salute di carne rossa e lavorata
  2. Il costo della materia, aumentato negli anni (+18% in due anni)
  3. L’impatto ambientale

I consumi di carne, in ogni caso, rimangono alti. In Italia si stima una media di 79 chili procapite all’anno con un maggiore consumo nel Nord Italia (che sale ad 85 chilogrammi all’anno) e uno minore nel Sud e nelle Isole.

Il termine “flexitariani” è quello che circola per la maggiore fra chi ha compiuto questa scelta: consumare meno carne ma senza smettere di farlo del tutto. Dall’altra parte i dati presentati dall’Osservatorio Agriumbria raccontano di una crescita del settore delle alternative vegetali: si tratta di un mercato che vale 490 milioni di euro e che ha registrato un +37% delle vendite nel periodo 2022-2023, incremento addirittura del 110% rispetto al 2020.

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