Il Chianti diventa vegano

Dalla Toscana, regione dalla tradizione enogastronomica fortemente legata al consumo di carne, la storia della Fattoria Casabianca, che ha iniziato a produrre Chianti vegano e qui ci spiega perché e cosa significa.

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Il Chianti diventa vegano. Arriva dalla Toscana, più precisamente da Murlo, in provincia di Siena, l’ultima notizia relativa alla conversione in chiave vegan di un prodotto simbolo del Made in Italy. È da qui che la cantina Fattoria Casabianca ha lanciato infatti nei mesi scorsi il primo Chianti certificato vegano.

Come abbiamo già raccontato anche su Vegolosi.it, al momento non esistono indicazioni normative vincolanti né a livello nazionale né a livello europeo sulla certificazione vegana del vino. Esistono, tuttavia, alcune marchi di natura privata. Il principale è “Qualità Vegetariana Vegan®”, promosso dall’Avi, l’Associazione Vegetariani Italiani, e certificato da un ente terzo indipendente, Csqa-Certificazioni. È a questo marchio che Fattoria Casabianca si è rivolta lo scorso anno per ottenere il marchio di attestazione vegan che, a partire dalla vendemmia del 2014, riguarda l’intera linea di vini prodotti dalla cantina senese: circa 400mila bottiglie all’anno di Chianti Colli Senesi Docg, due bianchi, un rosato e due rossi, tutti cruelty free.

Perché il vino vegan

“La scelta di produrre vino vegano fa parte di un progetto di lungo periodo focalizzato sulla sostenibilità di tutto il ciclo produttivo di Fattoria Casabianca, sul rispetto della vita animale e sulla volontà che i nostri prodotti siano sempre più espressione del territorio. Per questo, accanto alla conduzione biologica e alla certificazione di origine, Docg e Igt, ci siamo impegnati per ricevere il bollino vegano, che significa un’attenzione in più verso i consumatori dei nostri vini”, spiega Giacomo Sensi, l’agronomo (vegetariano) di Fattoria Casabianca. Una scelta preceduta, alcuni anni fa, dalla dismissione di attività parallele a quella della cantina, come gli allevamenti di cavalli e vacche maremmane. “In tutto il nostro ciclo produttivo abbiamo escluso qualsiasi prodotto di derivazione animale: nel vigneto non usiamo concimi o fitosanitari di origine animale come letame, propoli, emoglobina, che abbiamo sostituito con compost vegetali per concimare i vigneti ed estratti vegetali per la protezione del raccolto. In cantina – prosegue l’agronomo – abbiamo eliminato quei prodotti come la colla di pesce, la gelatina animale, i derivati di uova e latte che vengono solitamente utilizzati per ridurre il sedimento naturale del vino e li abbiamo sostituiti con prodotti vegetali”. Anche il packaging delle bottiglie è stato rivisto con l’eliminazione di colle, pigmenti e ceralacca di origine animale.

La risposta del mercato

La riconversione vegan della produzione, assicurano i produttori, è stata portata avanti in modo da non andare a gravare sul costo della bottiglia per il consumatore finale, anche se ha comportato non pochi cambiamenti nel ciclo produttivo: “Abbiamo dovuto rivedere l’intero processo sperimentando e reimparando a lavorare in maniera diversa: recuperando la tradizione, ma al tempo stesso – spiega Sensi – lavorando sulla sperimentazione per trovare realmente quei derivati vegetali, sia in campagna che in cantina, più appropriati per la territorialità dei nostri vini”. Il Chianti vegan è stato presentato ufficialmente la scorsa primavera in occasione del Vinitaly a un mercato italiano che si sta dimostrando preparato alla novità: “I consumatori italiani sono molto più pronti di quanto si possa immaginare. Ci sono tantissimi vegetariani o vegani che chiedono solo la possibilità di scegliere anche quello che bevono”, sottolinea l’agronomo. L’attenzione maggiore, tuttavia, il Chianti vegan l’ha riscossa all’estero, in Paesi come Inghilterra e Stati Uniti dove il vino toscano per eccellenza è molto amato e la sensibilità vegan più sviluppata.

Vino vegan in Toscana

L’iniziativa di Fattoria Casabianca si è sviluppata in una regione nella quale la tradizione enogastronomica è strettamente collegata al consumo di carne. Un contraddizione? “La Toscana porta in tavola tanti elementi di derivazione animale, ma – ricorda Sensi – ha anche una cucina povera fondata su una dieta mediterranea stretta che va bene sia per chi sceglie il vegano sia per chi ama i buoni vini. Detto questo – aggiunge – l’obiettivo di Fattoria Casabianca non è soltanto quello di produrre vini biologici e vegan, ma di imbottigliare vini a basso impatto ambientale, con una spiccata territorialità e soprattutto buoni”. Ed è proprio al rapporto tra scelta vegan e rispetto dell’ambiente che guarda per il futuro la cantina di Murlo: “Produrre vini vegani è stato un tassello fondamentale del nostro progetto di sostenibilità di tutto il ciclo produttivo. Vogliamo continuare nella nostra strada alla ricerca di quelle innovazioni che – conclude Sensi – migliorino il più possibile il rapporto tra la produzione e la natura”.

Silvia De Bernardin

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