“I tacchini non ringraziano”: il libro di Andrea Camilleri dedicato agli animali

Gli animali come compagni di strada, e gli uomini come inevitabili sciocchi non in grado di comprenderne a pieno sentimenti, slanci e sensibilità: le favole di Camilleri sugli animali, lanciano un messaggio molto profondo e bello.

“Se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia del pianeta, sconvolti dalla vergogna”. Eccolo qui il senso del libro sugli animali che ha scritto Andrea Camilleri, perché qui i protagonisti sono proprio loro, gli animali.

I tacchini non ringraziano” è, infatti, un tuffo nel passato, nella semplicità della vita in campagna, una specie di vecchio album di ricordi, impreziosito dai disegni minimali di Paolo Canevari e popolato da cani, gatti, ricci, tacchini e maiali, tutti capaci di dare vere e proprie lezioni di vita e di rispetto all’essere umano che invece spesso appare ben poco sensibile. Un libro scritto, come specifica l’autore, per le pronipoti e per testimoniare i sentimenti meravigliosi di cui sono capaci gli animali, come l’amore del vecchio cane per il gattino appena conosciuto, l’astuzia del “lepro”, l’intelligenza del pappagallino Primigallo e l’abitudinarietà della biscia Don Gaetano.

Quella di Camilleri è una storia d’amore, se pur a volte con qualche idea che riporta il contatto con gli animali di Camilleri all’idea di vecchio stampo dell’animale assoggettato all’essere umano (in un paio di storie, infatti, ci sono alcuni volatili ingabbiati), vissuta con tutti gli amici con ali e zampe che ha incontrato nel corso della sua vita. Lo scrittore, recentemente scomparso e divenuto famoso come lo conosciamo ora in tarda età (aveva già 73 anni),  non manca poi di sottolineare la sua posizione sugli zoo che considera prigioni, luoghi dove tigri e elefanti sono a tutti gli effetti dei reclusi, ma senza la divisa a righe. Stigmatizza inoltre la vendita degli animali domestici in virtù del fatto che, in giro, ci sono tanti amici a quattro zampe bisognosi.

L’inventore del commissario Montalbano ha una visione per nulla scontata del rapporto con i cosiddetti “animali da compagnia”: “Tutti noi siamo sempre stati convinti che, se un animale desidera essere ospitato per qualche ora o per tutta la vita, è giusto esaudire quel suo desiderio. Anche perché sempre più mi vado convincendo che non siamo noi a scegliere un animale per compagno, ma è lui che sceglie noi e oltretutto fa in modo che ci si continui a cullare nell’illusione di aver agito di nostra libera iniziativa.”. Sul finale del volume poi, ci ricorda che forse il mondo è ormai troppo brutto perché gli animali, così belli e puri, possano continuare a restare: forse, per salvarli, siamo noi che dovremmo fare un passo indietro.

Andrea Camilleri ci regala un libro intimo e semplice che mostra tutto il suo rispetto per la natura, un rispetto appreso “sul campo” della sua casa sull’Amiata e supportato dalla sua indiscutibile sensibilità che gli permettete di riconoscerne la meraviglia. Dodici brevi racconti dove l’autore ricorda le sue estati, caratterizzate anche da sporadiche battute di caccia in cui, va precisato, l’autore finiva sempre per rifiutarsi di sparare. “I Tacchini non ringraziano” è quindi un libro da leggere, sorvolando sui punti in cui emerge un retaggio culturale con qualche idea discutibile, per concentrarsi sulla bellezza del messaggio di fondo. Un libro da leggere anche ad alta voce, ai bambini, usando le storie come favole della buona notte.

Andrea Camilleri
I tacchini non ringraziano
Salani Editore
Euro 15,90

Recensione di Francesco Cortonesi 

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