Il discorso rabbioso di Harrison Ford sui cambiamenti climatici – VIDEO
In un discorso accalorato, l’attore americano si è schierato – più o meno velatamente – contro l’amministrazione Trump, colpevole di non dare peso alla questione dei cambiamenti climatici
“Smettiamola, per l’amor di Dio, di denigrare la scienza, smettiamola di dare potere a persone che non credono nella scienza o, peggio, fingono di non credere nella scienza per i propri interessi”: così l’attore americano Harrison Ford – indimenticabile volto, tra gli altri, del celeberrimo e brillante archeologo Indiana Jones – inizia il suo accalorato discorso sui cambiamenti climatici.
Un’orazione che l’attore ha tenuto durante lo scorso Global Climate Action Summit – conferenza che in questo settembre ha riunito a San Francisco persone provenienti da tutto il mondo per discutere sul clima e iniziare a rispettare a livello globale gli impegni presi con l’accordo di Parigi – e che vuole essere un invito per gli americani a non votare chi si ostina, nonostante tutto, a negare l’evidente. Un appello che arriva poco prima delle elezioni Midterm 2018, che si terranno il prossimo novembre e durante le quali i cittadini saranno chiamati a rinnovare o meno metà della Camera e un terzo del Senato, oltre che a scegliere numerosi governatori dei singoli Stati.
“La natura non ha bisogno di noi – chiosa Ford – ma tutti noi abbiamo bisogno della natura”
Harrison Ford sui cambiamenti climatici: una stoccata a Donald Trump
Ascoltando il discorso dell’attore, è impossibile non pensare all’operato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che in questi primi due anni di mandato ha fatto di tutto per fingere che i cambiamenti climatici non esistano. Come ricorderete, infatti, già dal momento del suo insediamento, il 45° presidente americano ha dato prova di considerare superfluo l’argomento, negandone perfino l’esistenza pubblicamente e considerandoli un “complotto” ordito ai danni dell’economia americana (nella foto qua sotto).
Ma non è tutto: secondo diverse fonti, nel momento stesso in cui Trump prestava giuramento, sarebbe completamente scomparso dal sito della Casa Bianca qualsiasi riferimento al piano contro i cambiamenti climatici messo in atto dal suo predecessore, Barack Obama. Un colpo di spugna che ha portato un team di 60 esperti tra cui scienziati, ecologisti e programmatori informatici a mettersi al lavoro per scaricare e salvare quanti più dati possibili, prima che fosse troppo tardi.
Quella del presidente degli Stati Uniti è una presa di posizione sgradita ai più che nel tempo, in mezzo ai sostenitori irriducibili, gli ha fatto guadagnare anche dissenso e aspre critiche. Pensiamo per esempio alla scelta del cantante e musicista vegano Moby, che ha rifiutato la richiesta di tenere un dj set durante la festa per l’insediamento del nuovo presidente, schierandosi poi apertamente anche contro le esternazioni di Trump in fatto di ambiente e difesa dei diritti degli animali (ricordiamo, infatti, che il presidente è anche un grande consumatore di carne e sostenitore della caccia). Allo stesso modo, anche il presidente francese Emmanuel Macron si è schierato contro l’operato di Donald Trump, invitando in un video postato sulla propria pagina Facebook i ricercatori americani a recarsi in Francia perché si uniscano agli studiosi francesi ed europei nella lotta al surriscaldamento globale.
Cambiamenti climatici e allevamenti intensivi: una connessione innegabile
Non è la prima volta, in realtà, che Ford attacca più o meno apertamente l’amministrazione Trump: già lo scorso novembre, durante la cerimonia per il ritiro di un premio del Conservation International, si era schierato contro “le persone che non credono nella scienza”. È proprio la scienza a dirci che i cambiamenti climatici esistono e la loro causa è da ricercarsi (anche e soprattutto) negli allevamenti intensivi: la FAO segnala infatti come prima tra le cause che provocano il cambiamento climatico l’emissione di gas serra (due terzi del totale) e di metano (il 78%) generate da questo tipo di attività.
Non è un caso, dunque, che molte organizzazioni internazionali si siano opposte apertamente agli allevamenti intensivi: tra queste ricordiamo Slow Food, il Worldwatch Institute ma anche personalità di spicco come il filosofo, linguista e storico statunitense Noam Chomsky, che li ha definiti “la questione più importante della nostra epoca”. Mangiare carne, dunque, non è più una scelta personale e da questa decisione deriva il futuro del nostro pianeta: tutti noi possiamo contribuire a salvare il nostro già incredibilmente provato pianeta, decidendo di optare quanto più possibile (o, ancora meglio, del tutto) per una dieta a base vegetale.