Allevamenti intensivi: il comune di Gonzaga blocca la nascita di nuovi allevamenti
La delibera comunale apre un dibattuto e mostra una strada definita “coraggiosa” e valida anche da Legambiente
Gonzaga è un comune in provincia di Mantova, in Lombardia: ha 8.696 abitanti e “ospita” 59.690 fra bovini e suini.Per ogni abitante della città ci sono quindi quasi 7 animali. Il Consiglio Comunale ha deciso che era ora di provare ad affrontare il tema della gestione di queste cifre in modo diverso dato che anche i dati ISPRA spiegano che “gli allevamenti sono responsabili del 15% di polveri sottili e del 94% di emissioni di ammoniaca, fattori di rischio per la salute umana in caso di prolungata esposizione”, come riporta lo stesso testo pubblicato sulla pagina del Comune mantovano.
Per farlo il Consiglio Comunale ha approvato a maggioranza una delibera che introduce nuovi indirizzi in materia di allevamenti, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica, l’ambiente e le tradizioni locali. I punti salienti della delibera sono:
- Sospensione delle autorizzazioni, in corso o future, per nuovi allevamenti su tutto il territorio comunale.
- Limitazioni agli ampliamenti: gli ampliamenti degli allevamenti esistenti sono consentiti solo se finalizzati al miglioramento del benessere animale, senza aumento del numero di capi o del peso vivo aziendale.
- Variazione del tipo di animale allevato: sarà consentita solo se non comporta un incremento delle unità di bestiame adulto (UBA) rispetto all’allevamento precedente e nel rispetto delle distanze minime dall’abitato previste dal regolamento d’igiene per la nuova tipologia di animali.
“Scopo della delibera” spiega la sindaca Elisabetta Galeotti (lista civica Vivere Gonzaga): “È quella di dotarci di uno strumento che ci consenta di tutelare il territorio e la salute degli abitanti, e di preservare le produzioni di eccellenza ispirate ai saperi tradizionali e alla sostenibilità. Al tempo stesso,” prosegue Galeotti “intendiamo aprire una riflessione con le istituzioni e le associazioni di categoria per elaborare misure condivise da inserire nel nuovo PGT, affinché sviluppo agricolo, salute e protezione dell’ambiente possano coesistere.”
Insomma, serve trovare un nuovo modo per gestire tutti questi animali e il modello di produzione che predilige la quantità sulla qualità sembra far gola pericolosamente a tante aziende straniere.
Anche Legambiente ha commentato il passo “coraggioso” del comune lombardo: “Con la crescente industrializzazione dell’allevamento, oggi un’azienda non sta in piedi se ha meno di duecento capi. E’ arrivato il momento di chiedersi se sia questo il modello di zootecnia adatto a difendere non solo ambiente e territorio, ma anche la società rurale e il reddito degli agricoltori: la convinzione di Legambiente e che bene ha fatto il comune di Gonzaga, dall’alto della sua millenaria identiàa agricola, a farsi promotore di una iniziativa così coraggiosa”.
Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Lagambiente, spiega inoltre che le inevitabili proteste del settore agricolo sono aleatorie: “Da molti anni, e da ben prima del Green Deal, assistiamo allo stillicidio degli allevamenti che chiudono, ogni giorno che passa,” continua Di Simine. “Oltre cinquemila allevamenti bovini, un quarto del totale lombardo, hanno chiuso a partire dal 2010, e i capi allevati, aumentati sia per numero che per produzione di latte, si sono concentrati in mega–stalle. Si tratta di una grave perdita per lo scenario produttivo regionale, e attribuirne la colpa a normative ambientali spesso inesistenti e solo un pretesto per poter continuare a non affrontare i veri problemi.”
Ecco quindi che in uno scenario di piccoli passi politici volti a trovare nuove strade, la scelta del comune lombardo apre la strada ad un tentativo che avrà come scopo quello di valutare davvero quali saranno gli effetti di questo argine posto all’avanzata indiscriminata di un sistema insostenibile per gli animali e pericoloso per gli esseri umani.