Glifosato, cos’è, dove si trova e come si usa in Italia
Tutto sul glifosato e sul suo uso in Italia dopo la storica sentenza che nel 2018 ha condannato la Monsanto a un risarcimento record per la presunta natura cancerogena dell’erbicida.
Che cos’è il glifosato e dove si trova
Il glifosato è un erbicida a largo spettro d’azione, non selettivo, attivo sia sulla parte aerea cioè sul fusto e sulle foglie sia su quella ipogea cioè nelle radici, che inibisce uno specifico enzima nei vegetali, indispensabile per la sintesi degli aminoacidi aromatici. Questo diserbante viene utilizzato ampiamente e con successo per eliminare le piante infestanti, spesso molto persistenti che entrano in competizione con le piante coltivate per l’acqua, i nutrienti, luce e superficie. E’ in grado di devitalizzare anche gli organi di conservazione ipogea delle erbe infestanti, come rizomi e fittoni carnosi, che in nessun altro modo potrebbero essere devitalizzati.
Perché se ne parla?
La storia del glifosato comincia negli anni ’50: sintetizzato per la prima volta nel 1950 dal chimico svizzero Henri Martin, viene commercializzato negli Stati Uniti come diserbante (cioè erbicida) nel 1974 dalla Monsanto con il nome commerciale di Roundup®. Oggi il suo utilizzo si è diffuso nel mondo e sono molte le aziende che lo sintetizzano: nella sola Europa è prodotto da circa 14 aziende ed è presente in oltre 750 diserbanti. Per anni il glifosato è stato considerato innocuo, però negli ultimi anni la sua pericolosità, presunta o reale, è balzata agli onori della cronaca connessa a presunti rischi di inquinamento delle acque superficiali (laghi e fiumi) e sotterranee (acque di falda) e di contaminazione degli alimenti destinati all’alimentazione umana con gravi conseguenze per la salute.
I rischi per la salute
I fari sul glifosato si sono accesi nel 2015 quando lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – organismo dell’OMS), dopo un’attenta esamina della letteratura scientifica mondiale, ha inserito il glifosato tra le sostanze “probabilmente cancerogene per l’uomo”. Da quel momento, molteplici e controverse sono state le posizioni assunte dagli organismi internazionali sull’erbicida. L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), per esempio, si è espressa in maniera diametralmente opposta ritenendo il glifosato “probabilmente non cancerogeno” così come il gruppo Fao/Oms sui pesticidi, che ha giudicato “improbabile” che il glifosato assunto attraverso la dieta sia cancerogeno sostenendo che “un essere umano del peso di 70 chili potrebbe bere 140 grammi di glifosato senza riportarne alcun danno”.
Il glifosato in Italia
Nel novembre 2017 la Commissione Europea ha prorogato di altri 5 anni l’autorizzazione al commercio degli erbicidi contenenti glifosato, tra i quali anche il RoundUp®. Il via libera è arrivato dopo un lungo braccio di ferro tra posizioni diverse. L’Italia, insieme ad altri 9 Paesi, tra i quali la Francia, si era espressa con voto contrario, ma la proroga era sostenuta da altri 18 Stati, tra i quali la Germania, il cui voto favorevole è stato determinante per l’approvazione del provvedimento. L’Italia rimane comunque uno dei Paesi europei ad aver adottato una delle posizioni più prudenziali sul glifosato il cui uso, già dal 2016, è vietato per legge in aree sensibili come i parchi, le scuole e le aree giochi, prima del raccolto e in quei terreni nei quali la sostanza potrebbe facilmente penetrare nel sottosuolo contaminandolo.
Quale alternativa esiste?
Scegliere il biologico è la strada più sicura per evitare di portare sulle tavole agenti chimici potenzialmente pericolosi e nocivi per la salute. “Le alternative al glifosato – spiega la portavoce del tavolo delle associazioni del biologico in Italia – Maria Grazia Mammuccin – ci sono, e vanno rese note e incentivate sia in agricoltura che per la manutenzione del verde pubblico. Si tratta di buone pratiche agronomiche ecologiche, a partire dai metodi di coltivazione biologici e biodinamici, che risultano sostenibili anche nel rapporto costi-benefici, sia a breve che a medio termine”.
Una sentenza storica
E’ una sentenza storica quella con la quale il 10 agosto 2018 il Tribunale di San Francisco ha condannato la multinazionale dell’agrochimica Monsanto riconoscendo, di fatto, per la prima volta a livello giuridico la natura cancerogena del glifosato. La vicenda, ormai nota a livello mondiale, è quella di Dewayne Johnson, giardiniere 46enne, che ha fatto causa alla Monsanto dopo aver scoperto nel 2014 di essere malato di un tumore alla pelle che sarebbe stato causato almeno in parte dall’erbicida contenuto nel RoundUp, diserbante prodotto dalla Monsanto. La corte americana ha stabilito un risarcimento record per l’uomo, al quale la multinazionale dovrà versare 289 milioni di dollari (pari a circa 253 milioni di euro). La Monsanto, recentemente acquista dalla tedesca Bayer, ha fatto sapere che farà ricorso, ma sono già 5mila le cause simili avviate contro la multinazionale legate all’uso del glifosato.
Il caso argentino
Foto di Pablo Ernesto Piovano
Il dramma argentino ha avuto inizio nel 1996 quando il governo ha deciso di approvare la coltivazione e la commercializzazione di soia transgenica e l’uso del glifosato senza condurre alcuna indagine interna, ma basando la sua decisione solo sulle ricerche pubblicate dalla Monsanto. Da allora, la terra coltivata a ogm è arrivata a coprire il 60 per cento del totale e solo nel 2012 sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi tossici su 21 milioni di ettari di terreno. In quelle stesse terre, i casi di cancro nei bambini si sono triplicati nell’arco di dieci anni, mentre i casi di malformazioni riscontrate nei neonati sono aumentate del 400%. A dir poco incalcolabili i casi di malattie della pelle e i problemi respiratori riscontrati senza motivo apparente nei giovani come negli adulti.
Un’indagine recente, secondo quanto riportato da Burn, ha calcolato che 13,4 milioni di argentini (un terzo della popolazione totale) ha subìto gli effetti negativi del glifosato. A fronte di tutto ciò, l’Argentina non ha preso alcuna decisione per bloccare questo dramma, né ha commissionato nuovi studi per capire cosa stia accadendo alla popolazione. Anzi, oggi in Argentina si trovano 22 dei 90 milioni di ettari coltivati a soia ogm nel mondo, secondo quanto riportato dal settimanale tedesco Die Zeit.
Nel 2014, il fotografo argentino Pablo Ernesto Piovano ha realizzato un fortissimo reportage dal titolo “El costo humano de los agrotóxicos” (“Il costo umano dei pesticidi”) in cui documenta la condizione della popolazione del suo paese che lavora o vive nei pressi dei campi coltivati a soia ogm dove si usano massicce dosi di diserbanti. I più grandi utilizzatori di glifosato al mondo sono infatti gli Stati Uniti, l’Argentina, il Brasile, il Sudafrica e la Cina mentre la Francia lo ha ufficialmente messo al bando.