Foer: “Cosa possiamo fare per il clima? Agire e non aspettare la politica”

Lo scrittore ha presentato a Milano il suo nuovo saggio “Possiamo cambiare il mondo prima di cena”: il cardine è l’azione individuale, tutti possiamo fare in modo che le cose siano diverse.

Accolto da una lunga fila di persone in attesa di ascoltarlo (molte delle quali sono rimaste fuori senza poter assistere all’evento), lo scrittore statunitense 42enne Jonathan Safran Foer, ha presentato il suo nuovo libro a Milano, “Possiamo cambiare il mondo prima di cena“, edito da Guanda.

La conferenza di Foer ha puntato l’attenzione sul tema delle azioni personali che ognuno di noi può compiere per cambiare le cose e far sì che la crisi climatica si attenui, evitando di diventare il capitolo finale della presenza dell’uomo sulla terra: “Quando pensiamo a quello che sta succedendo, ai 150 milioni di bambini malnutriti, ai disastri ecologici, all’Amazzonia che brucia, agli animali uccisi per la nostra alimentazione, siamo tutti d’accordo sul fatto che questo è sbagliato, non esiste divisione politica in questo senso, il problema è che continuiamo a pensare ai nostri sentimenti, a come ci fa sentire indignati tutto questo, senza agire“.
Secondo lo scrittore, infatti, esistono nell’ambito dell’azione personale e dei cambiamenti delle nostre abitudini (dal prendere l’aereo per muoversi, come lui ha fatto per essere a Milano) o dell’ordinare carne al ristorante, troppo disincentivi a comportarsi diversamente: “La carne piace, anche io che sono vegetariano ammetto che il suo sapore è legato a ricordi della mia famiglia, cambiare è difficile e non tutti, inoltre, sono in grado di fare davvero un cambiamento radicale: la questione è che non è detto che ciò debba avvenire in quel modo”.

Foer sostiene che ognuno è in grado di poter attuare uno o più cambiamenti nel proprio stile alimentare e di vita, anche solo riducendo quelle azioni. “Non possiamo prendercela con Trump o con Bolsonaro e basta. Siamo noi a firmare gli assegni che finiscono nelle tasche di chi sta disboscando la foresta amazzonica, lo facciamo comprando carne o ordinandola al ristorante”. Le strade che ognuno di noi ha davanti, quindi, sono tre: “Possiamo aspettare che la politica si muova, cosa che non farà, possiamo indignarci e trasformare questo sentimento in rabbia senza scopo, oppure possiamo agire subito e fare la nostra parte. Ero stufo io stesso di continuare a sentire nella mia mente, riguardo al tema della crisi climatica ‘Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo fare qualcosa’, e allora mi sono detto ‘e io? Cosa sto facendo’?”.

La risposta di Foer è questo nuovo libro, nel quale torna il tema dell’alimentazione vegetariana e vegana (come era successo nel suo saggio “Se niente importa“) anche se lui stesso, ha dichiarato, non voleva affatto scrivere un altro libro sul tema della carne. “Il problema è che mentre mi documentavo per scrivere questo saggio, ho dovuto fare i conti con una verità scientifica che non ha a che vedere con le opinioni: la carne, gli allevamenti intensivi, sono una delle tre cause principali del problema climatico che stiamo affrontando ed è anche quello sul quale possiamo agire immediatamente, già stasera dopo essere tornati a casa”.
Foer non arriva mai a parlare di scelta vegana, né a sostenere che questa scelta sia la sola possibile, ma spiega: “Potremmo, per esempio, decidere di boicottare la carne per un mese, due e questo già darebbe un segnale molto forte”. La parola d’ordine del saggista, quindi, è “ridurre”.

“Non credo – continua Foer – che gli Americani, per esempio, potranno diventare per il 50%  vegetariani, ma credo che nei prossimi anni il 50% dei loro pasti potrebbe diventare a base vegetale”. Si tratta solo di approccio. “Non credo che dire ad altri che sono assassini e che non capiscono che mangiare carne è un male, sia la strada giusta: nessuno vuole sentirsi dire una cosa del genere e nessuno vuole sentirsi strano o stupido rispetto ad un altro, quindi l’unico modo è andare per gradi, perché quella è la strada più efficace”. L’appartenenza identitaria, il ‘Sono vegetariano, sono vegano’, a detta dello scrittore, crea muri di incomprensione e non genera azione: “Abbiamo un obiettivo comune, tutti quanti, e dobbiamo collaborare per raggiungerlo”.

E cosa ne pensa l’autore di Greta Thumberg, la giovane attivista che ha dato il via al movimento “Fridays for future”? “Greta è da ammirare, ha un carisma e una forza comunicativa molto interessanti. Ci mette a disagio con il suo sguardo deciso, ed è il fatto che sia una ragazza giovane la sua forza vera, anche se credo che i ragazzi debbano essere tali e godersi la loro gioventù, siamo noi adulti a dover preoccuparci di non distruggere il loro mondo”.

Un consiglio pratico sul come fare, Foer lo trae dalla sua vita quotidiana: “Il modo per non cedere all’idea di agire e cambiare le nostre azioni è condividerle con il nostro gruppo familiare, avere dei testimoni. Io ho i miei lettori, chiaramente, ma se deciderete, per esempio, di mangiare carne solo una volta a settimana, ditelo alla vostra famiglia, ai vostri figli o ai vostri amici: saranno loro a farvi da testimoni e l’idea di non deluderli potrebbe essere una motivazione abbastanza forte per muoversi nella giusta direzione”.

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