Animali in estinzione: giraffe a rischio, ma non sono le uniche
E’ recente la notizia della possibile estinzione delle giraffe, che purtroppo però non sono gli unici animali a rischio: eccone le specie più minacciate.
Alte, eleganti e docili: è questo il ritratto che molti di noi hanno in mente pensando alle giraffe. Abituati a vederle negli zoo e nelle riserve naturali, probabilmente non avevamo idea di quale fosse la verità: negli ultimi 17 anni il numero di questi splendidi mammiferi è calato del 40%, passando dai 140 mila esemplari del 1999 agli 80 mila del 2016. Quel che è peggio è che si tratta di un’estinzione “silenziosa”, della quale gli esperti sembrano essersi accorti soltanto ultimamente, dopo la 13^ Conferenza delle Parti della Convenzione sulla diversità biologica che si è tenuta a Cancun, in Messico. A minare l’esistenza dei mammiferi più alti del mondo è sicuramente il bracconaggio, attività di caccia che viene svolta violando le normative vigenti, spesso proprio ai danni di specie animali la cui sopravvivenza è in pericolo. Ma la carne di giraffa è anche considerata un cibo prelibato in Africa, dove questi mammiferi risultano essere tra gli animali più cacciati dalle popolazioni locali per via della facilità con cui possono essere catturati e uccisi.
Non solo giraffe…
Ma la realtà è ancora più dura, l’estinzione delle giraffe rappresenta solo la punta dell’iceberg, le specie animali in estinzione, che rischiano di scomparire completamente dal nostro pianeta sono tantissime: 5210, secondo quanto riporta la lista rossa dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (IUCN). Eccone alcune:
Il panda
Questo bellissimo “orso vegetariano” è ghiottissimo di bambù – 38 kg è la sua razione giornaliera – ed è da sempre simbolo dell’Oriente, di cui è originario. Conosciuto in Occidente solo dal 1869, un tempo viveva in tutto il sud e l’est della Cina, oltre che nel Myanmar e nel Vietnam. Oggi esistono al mondo solo 1864 esemplari di panda, che vivono in Cina in riserve protette create appositamente per garantire la salvaguardia di questi splendidi e tenerissimi mammiferi. La causa della drastica riduzione del numero dei panda è da imputare- com’era prevedibile – all’uomo, che con la costruzione di strade, dighe ed edifici ha distrutto completamente l’habitat di questi animali. Anche i cambiamenti climatici degli ultimi anni, però, hanno contribuito ad acuire la deforestazione delle aree verdi del mondo, riducendo solamente a 20 le aree in cui il panda potrebbe vivere in libertà.
La tigre siberiana (o tigre dell’Amur)
Meno di 500 esemplari al mondo: di questo passo saremmo costretti, entro pochi anni, a dire addio a questo maestoso e imponente felino. La tigre siberiana è una sottospecie di tigre ed è originaria della parte sud-orientale della Siberia, nella regione attraversata dal fiume Amur (da cui questa tigre prende il nome). Vittime del bracconaggio, nel mondo asiatico le tigri dell’Amur vengono uccise per creare medicinali e rimedi tipici della “medicina tradizionale”. Tra le altre cose, nel 2013 un’epidemia di cimurro ha decimato la popolazione di questi felini, riducendone ulteriormente il numero. Ma un barlume di speranza, seppure minimo, c’è: negli ultimi anni la popolazione della tigre siberiana è aumentata, anche grazie all’intervento del WWF, che punta a raddoppiare il numero delle tigri – di qualsiasi specie – entro il 2022.
La foca monaca
È considerato l’animale marino più minacciato in Europa e uno dei più rari al mondo: ad oggi esistono complessivamente solo 500 esemplari di foca monaca. Un tempo diffusa in natura in tutto il Mediterraneo, il mar Nero e sulle coste nord-occidentali dell’Africa, la foca monaca oggi vive solo in qualche isola dell’Egeo e nel mar Adriatico. La minaccia principale per questi animali – neanche a dirlo – è stato ed è tuttora l’uomo: negli anni passati caccia indiscriminata e turismo di massa lungo le coste hanno ridotto drasticamente in tutta Europa il numero degli esemplari di questo simpaticissimo mammifero, di cui tra qualche anno potremmo conservare solo il ricordo.
Il lemure del Madagascar
Noti ai più grazie al film di animazione della Dreamworks “Madagascar”, dove re Julien XIII – autoproclamato sovrano dell’ampia popolazione di lemuri dell’isola – appare come uno dei personaggi più esilaranti e divertenti della storia, nella realtà i lemuri sono davvero a un soffio dall’estinzione: l’isola africana conta oggi soltanto 19 esemplari di questi simpatici e piccoli primati. Il nemico principale di questo animale è la deforestazione, che ha privato e sta tuttora privando questa specie di cibo e riparo. Bisogna anche ricordare che, sebbene i lemuri siano considerati animali sacri dalle popolazioni locali, sono stati a lungo vittime della caccia, conseguenza inevitabile della povertà di quelle zone.
I koala
Piccoli, buffi e pigri, questi marsupiali amano dormire “abbracciati” agli alberi, che costituiscono il loro riparo ma anche la loro fonte di sostentamento. Originari dell’Australia, dove oggi sono rimasti poco meno di 43mila esemplari (contro i 10 milioni del 1700), i koala sono una delle vittime del disboscamento selvaggio. Questi animali, infatti, necessitano di due tipologie di alberi per sopravvivere: quelli di cui si nutrono e quelli dove cercano riparo, di solito gli eucalipti. La deforestazione degli ultimi anni, però, li ha privati dell’habitat necessario, riducendo drasticamente il loro numero. Anche il surriscaldamento globale è molto nocivo per i koala: sono tantissimi, infatti, gli esemplari che muoiono a causa delle temperature sempre più elevate. Se non si prenderanno al più presto provvedimenti, nel giro di qualche anno l’Australia dovrà dire addio all’animale che, insieme al canguro, ne è da sempre il simbolo più tenero e conosciuto al mondo.
La pulcinella di mare
Forse non molti conoscono questo buffo e simpatico uccello: è la pulcinella di mare, volatile originario dell’Atlantico settentrionale e i cui esemplari stanno drasticamente diminuendo, soprattutto negli Stati Uniti. La minaccia per questa specie è senza dubbio il surriscaldamento globale che, oltre a influire direttamente sulla salute di questi animali – che amano le temperature molto basse – gli provoca anche problemi dal punto di vista dell’approvvigionamento di cibo: le temperature sempre più elevate, infatti, creano migrazioni anomale di pesci nell’oceano, quasi impossibili da seguire per la pulcinella di mare. Il risultato? Questi volatili, laddove non muoiano direttamente di fame, sono sempre più magri e affaticati e ciò si ripercuote sul numero delle uova deposte. Non siamo pronti a rinunciare a questo buffissimo e simpatico uccello marino!
L’orso polare
Sempre più magri e costretti a camminare su lastre di ghiaccio sottilissime, che spesso non reggono nemmeno il loro peso: è questa la realtà delle immagini con cui, da qualche anno, siamo costretti a fare i conti. Gli orsi polari, mammiferi carnivori originari del Polo Nord, stanno soffrendo in maniera indicibile a causa del surriscaldamento globale: ad oggi si contano meno di 25 mila esemplari, che lottano quotidianamente per la sopravvivenza. L’innalzamento delle temperature, infatti, sta gradualmente sciogliendo i ghiacci del polo, l’habitat naturale dell’orso bianco; senza contare che questi orsi, a differenza del “cugino” bruno, non sono in grado di andare in letargo per fronteggiare la scarsità di cibo derivante dall’innalzamento delle temperature. Se i governi non agiranno in fretta per arginare il problema del riscaldamento globale, perderemo per sempre l’animale che da anni è ormai, suo malgrado, il simbolo delle specie animali in via di estinzione.