Ecovisioni: come i film raccontano l’ecologia (mentre impattano anche loro)
Un saggio analizza il cinema e la sua narrazione dell’ecologia, fra super eroi, effetti speciali, storie di incomprensione e rinascita
Il video che vedete incorporato in questo articolo è datato 1897: uno degli operatori dei fratelli Lumière, Kemil Serf, riprende alcuni pozzi di petrolio che bruciano a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Viene considerato uno dei primi “film” a tema ecologista dato che mostra un incidente, un danno – anche se allora non era chiaro che lo fosse a livello ambientale – che l’uomo aveva messo in atto. Da allora il cinema ha trattato in modi molto diversi il tema del clima e dell’impatto umano sull’ambiente e un saggio, “Ecovisioni” scritto dal giornalista Marco Grisotti, cerca di raccontarli.
Il saggio ripercorre 125 anni di storia del cinema attraverso 150 opere cinematografiche, di cui 100 film in dettaglio e altre 50 produzioni analizzate più sinteticamente all’interno di cinque percorsi didattici, che spaziano dai documentari alle serie TV e alle serie animate. Persino i film pieni di super eroi trattano il tema della nostra relazione con la natura: pensiamo al film Avatar di James Cameron, spesso considerato un’opera ecologista per i suoi temi centrali che ruotano intorno alla connessione tra l’uomo e la natura, il rispetto per l’ambiente e la critica allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Ma anche i rifacimenti ricchi di effetti speciali come “Godzilla e Kong. Il nuovo impero” del 2024 toccano il tema dell’incomprensione fra uomo e natura, con i bestioni che si alleano fra loro per poter salvare tutti quanti (uomini compresi). Non dimentichiamoci poi di un altro film molto intenso sul tema “Into the wild”diretto da Sean Penn che racconta la vera storia di Christopher McCandless, un giovane americano che abbandona nel fiore degli anni la società per cercare una vita autentica a contatto con la natura, mostrando il lato salvifico ma anche crudele della stessa.
Nel saggio di Grisotti non mancano anche le riflessioni sull’impatto del cinema stesso che, come tutte le attività umane, produce inquinamento. “Quasi un terzo delle entrate di un cinema se ne va per tenere gli spettatori a una temperatura confortevole – leggiamo nel saggio – Poi ci sono le luci, che grazie alle lampade a led sono diventate meno energivore solo negli ultimi anni, e i proiettori stessi, che per “sparare” il film sullo schermo devono avere lampade molto potenti. Per fare un confronto, il set di un film le cui riprese durino circa due mesi ha un impatto di circa 19 tonnellate equivalenti di anidride carbonica. Una sola sala cinematografica, con un solo schermo, impatta in media per 4,9 tonnellate in un anno”. E poi ecco tutto quello che gira attorno al film come la promozione ma anche il merchandising relativo: può un film essere considerato una riflessione sull’ecologia (magari anche per i più piccoli, come fu “Il re leone”) se poi per promuoverlo si usano tonnellate di pupazzetti e gadget da distribuire nei fast food?
Marco Grisotti
Ecovisioni.
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