Delfini e squali contaminati dalla droga: rilevate tracce di fentnyl e cocaina
L’uso di droghe, antidepressivi e oppioidi in larga quantità da parte degli esseri umani sta diventando un serio problema anche per gli animali
Dal 2013, la biologa marina Dara Orbach studia i delfini per verificare nel loro grasso la presenza di droghe ad uso umano. Proprio nel 2013, infatti, la dottoressa recuperò la carcassa di un tursiope spiaggiato nel Golfo del Messico. Anni dopo, analisi dettagliate hanno rivelato che nel grasso dell’animale erano presenti elevate concentrazioni di farmaci, in particolare di fentanyl. Questo ha spinto Orbach e il suo team a esaminare ulteriormente la questione e i risultati di questo studio sono stati pubblicati nello scorso dicembre 2024 da Iscience.
Presenza diffusa di farmaci nei delfini
Il team negli anni ha analizzato campioni di grasso da 83 delfini vivi e 6 deceduti. I risultati hanno mostrato che 30 esemplari presentavano tracce di vari farmaci, tra cui sedativi e miorilassanti. In particolare, il fentanyl è stato rilevato in 18 delfini vivi e in tutti i sei deceduti. Il fentanyl, un oppioide sintetico 100 volte più potente della morfina, è una delle principali cause di overdose a livello globale e questo ne spiega la presenza così massiccia anche in mare. L’inquinamento marino avviene principalmente a causa degli scarichi della rete fognaria. Il fentanyl è una sostanza lipofilica, ossia che tende ad accumularsi nei tessuti adiposi ed ecco il motivo delle elevate concentrazioni trovate nel grasso dei delfini. Sorprendentemente, sono stati rilevati negli animali anche farmaci lipofobi, che normalmente non si accumulano nel grasso, suggerendo una contaminazione ambientale più estesa del previsto.
Implicazioni per la salute dei delfini
Gli effetti di tali contaminazioni sulla salute dei delfini non sono ancora completamente compresi. Tuttavia, è plausibile che l’accumulo di oppioidi e altri farmaci possa avere conseguenze negative sul loro benessere, influenzando comportamenti, funzioni fisiologiche e aumentando la vulnerabilità a malattie.
Squali pieni di cocaina
Le contaminazioni da parte di droghe e sostanze farmaceutiche ad uso umano a danno degli animali non è una questione nuova e non riguarda, chiaramente, solo i delfini. In Brasile uno studio dell’ottobre 2024 aveva mostrato la presenza di elevate concentrazioni di cocaina in squali della specie Rhizoprionodon lalandii che vivono nei pressi delle coste. La cocaina e i suoi metaboliti sono presenti nelle acque reflue e superficiali in tutto il mondo, con concentrazioni più elevate in America Latina, dove il consumo di cocaina è in crescita, specialmente in Brasile. L’inadeguatezza dei sistemi di trattamento delle acque reflue, combinata con l’aumento dell’uso, contribuisce all’inquinamento delle acque, che a sua volta può essere tossico per organismi acquatici, come molluschi, crostacei e pesci ossei. Tra gli effetti osservati vi sono danni al DNA, alterazioni del metabolismo e cambiamenti comportamentali.
Se gli effetti sugli animali non sono ancora noti, è chiaro che possono essere potenzialmente pericolosi sia per la vita stessa degli animali – e di conseguenza per l’intera catena alimentare – ma anche per eventuali mutazioni o nuove malattie.
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