Spiagge: aumentano i rifiuti, i più presenti mozziconi e cotton fioc

L’inquinamento da plastica ha effetti devastanti sia sulle specie marine che sugli ecosistemi italiani ma il problema è la cultura di base

L’Indagine Beach Litter 2025 di Legambiente ha evidenziato un aumento significativo dei rifiuti sulle spiagge italiane. Su 63 spiagge monitorate in 13 regioni, corrispondenti a un’area totale di 196.890 mq, sono stati raccolti e catalogati 56.168 rifiuti, con una media di 892 rifiuti ogni 100 metri lineari.

Il Clean Coast Index (CCI), utilizzato per valutare il livello di pulizia delle spiagge, ha mostrato un peggioramento rispetto all’anno precedente: il 28% delle spiagge è classificato come “sporco” o “molto sporco”, mentre nel 2024 queste categorie rappresentavano solo il 6,6%.

La plastica rimane il principale inquinante, costituendo il 77,9% dei rifiuti raccolti (43.776 su 56.168). Tra gli oggetti più comuni figurano mozziconi di sigaretta (7,5% del totale, circa 7 ogni 10 metri di spiaggia) e cotton fioc in plastica (5,6%), nonostante questi ultimi siano stati vietati in Italia dal 2019.

La “top ten” dei rifiuti spiaggiati rappresenta il 61% del totale e include:

  • Pezzi di plastica tra 2,5 e 50 cm (13%)

  • Tappi e coperchi in plastica (8,2%)

  • Pezzi di polistirolo tra 2,5 e 50 cm (6,9%)

  • Salviette umide (4,7%)

  • Materiale da costruzione (4,2%)

  • Bottiglie e contenitori per bevande in plastica (3,7%)

  • Buste e sacchetti di plastica (3,6%)

  • Frammenti di vetro e ceramica (3,2%)

Questi dati sottolineano l’urgenza di affrontare il problema dei rifiuti marini attraverso politiche efficaci e la sensibilizzazione dei cittadini. Iniziative come Spiagge e Fondali Puliti, promossa da Legambiente, mirano a coinvolgere attivamente la comunità nella pulizia e tutela delle coste italiane.

Che impatti ha l’inquinamento da plastica sulle specie marine e sulle eco-sistemi italiani?

I dati rimangono tali senza contesto, ma soprattutto senza valutare attentamente che cosa può significare buttare un solo mozzicone o un sacchetto di plastica su di una spiaggia (e in qualsiasi altro luogo). La presenza di grandi quantità di inquinamento sulle coste determina gravi effetti sugli animali, sulla flora marina e sugli ecosistemi in genere:

Sulle specie marine

  • Ingestione accidentale: molte specie scambiano i frammenti di plastica per cibo. Tartarughe marine, uccelli costieri, pesci e cetacei ingeriscono plastica che può causare blocchi intestinali, malnutrizione o morte.

  • Soffocamento e intrappolamento: reti da pesca abbandonate (ghost nets), buste e altri oggetti plastici possono avvolgere pesci, tartarughe, crostacei e mammiferi marini, impedendo loro di muoversi, nutrirsi o respirare.

  • Bioaccumulo di microplastiche: frammenti di plastica inferiori ai 5 mm vengono ingeriti da organismi alla base della catena alimentare. Questi passano poi da preda a predatore, accumulandosi nei tessuti arrivando fino all’uomo.

Sugli ecosistemi

  • Alterazione degli habitat: rifiuti plastici si depositano sul fondale marino, sulle spiagge e negli estuari, modificando gli ambienti naturali e danneggiando zone cruciali come le praterie di posidonia e le barriere coralline.

  • Trasporto di specie invasive: la plastica galleggiante può fungere da “zattera” per alghe e organismi marini che vengono trasportati lontano dai loro habitat naturali, destabilizzando gli equilibri ecologici locali.

  • Contaminazione chimica: molte plastiche rilasciano additivi tossici (come ftalati, bisfenolo A) o assorbono inquinanti presenti nell’acqua, contribuendo all’inquinamento chimico dei mari.

Azioni e reazioni ai rifiuti

Se è vero che nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Ministero della Transizione Ecologica ha stanziato 2,6 miliardi di euro per potenziare la gestione dei rifiuti, destinati alla realizzazione di nuovi impianti, all’ammodernamento di quelli esistenti e al supporto di progetti innovativi di economia circolare, è altrettanto vero che senza una cultura dello spazio pubblico e del rispetto dell’ambiente, qualsiasi investimento risulta lettera morta. Quelli sulla spiaggia, come mostrano i dati di Legambiente, non sono altro che i risultati di una mancata educazione di base sommata a quella altrettanto assente nei confronti della natura di cui si fruisce proprio (anche) mentre si è in spiaggia. 

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