Dal 2035 stop auto benzina e diesel: per l’Europa possibile svolta storica

Elettrico e a idrogeno per il mercato auto a emissioni zero. L’Europa muove i primi passi e si pone l’obiettivo entro i prossimi dieci anni.

Entro dieci anni le auto a benzina e diesel non saranno più vendute nel territorio europeo. Il Parlamento europeo ha infatti ufficialmente approvato il testo sulla riduzione delle emissioni di CO2 delle auto che prevede lo stop alla vendita nell’UE dal 2035 dei i veicoli che emettono gas serra. Esclusi solo, per il momento, i marchi di lusso (modifica chiamata “Salva Ferrari” proposta da europarlamentari italiani per tutelare i marchi della Motor Valley). Bypassato del tutto l’emendamento Ppe che rappresentava un compromesso tra le varie posizioni per una transizione graduale del 90% entro l’anno 2035.

Cosa prevede il testo

La mossa della Commissione europea fa parte del pacchetto di misure “Fit for 55” che, tra le altre proposte come la carbon tax, segna per l’Europa il percorso verso all’obiettivo della neutralità climatica (zero emissioni nette di carbonio) entro il 2050 (il nome deriva dalla necessità, entro il 2030, di tagliare le emissioni di gas serra del 55% rispetto ai livelli del 1990). Il settore dei trasporti, che solo nel 2019 è stato responsabile del 32% di emissioni a effetto serra nel mondo, è uno dei principali sui quali intervenire il prima possibile.

Così l’Europarlamento nella giornata dell’8 giugno 2022 ha ufficialmente approvato la proposta avanzata dalla Commissione per ridurre le emissioni medie delle auto nuove del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035, rispetto ai livelli del 2021: saranno coinvolte tutte le macchine con motori a combustione, come benzina, diesel e gpl, che verranno completamente sostituite dai veicoli elettrici, fatta eccezione per i mezzi commerciali pesanti e per i piccoli produttori di auto (da 1000 a 10mila l’anno).

La denuncia di costruttori e sindacati

Il provvedimento però non entrerà automaticamente in vigore: sarà infatti oggetto di una fase negoziale cui parteciperanno i governi dei singoli Paesi ma le conseguenze della decisione presa sul settore e sull’industria implicheranno una positiva accelerazione dei tempi.
Nonostante ciò non è mancata la preoccupazione, e la denuncia, da parte di costruttori e dai sindacati per le eventuali ripercussioni sul mercato automobilistico dal punto di vista economico e sociale (posti di lavoro a rischio). Il viceministro allo Sviluppo Economico, Gilberto Pichetto l’ha definita una soluzione ideologica e poco realistica: “L’Europa ha bocciato la proposta di ridurre il divieto dal 100% al 90%. È difficile immaginare come sarà il 2035. Continuo a non immaginare il Gran Premio di Monza senza il rombo del motore delle auto in pista”. Sempre secondo il viceministro sarebbe meglio ridurre le emissioni in modo graduale tenendo conto della realtà che vede il mercato sempre più in calo e lo svilupparsi non solo della ricerca per motori endotermici sempre meno inquinanti ma anche delle necessarie misure sociali per tutelare i lavoratori interessati alla transizione. E ancora Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino ha osservato che, nonostante l’attenzione dell’ambiente sia di vitale importanza, si rischia di compromettere il futuro dell’automotive.

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