96.000 tigri scomparse in meno di un secolo: vittime di un bracconaggio spietato
Anche le tigri vittime della follia umana: in meno di un secolo ne abbiamo perse il 97% e il WWF lancia un appello per salvarle
Che la tigre fosse tra gli animali in pericolo di estinzione era noto da tempo, ma i dati riportati lo scorso 29 luglio, in occasione della Giornata Mondiale della Tigre, sono allarmanti: restano solo 3.890 esemplari in tutto il pianeta. Un secolo fa, invece, erano 100 mila, diffuse in 25 Paesi; oggi solo 10 di questi ospitano la specie. Si tratta di stime riportate da WWF, che ha colto l’occasione per lanciare un appello in favore di questi meravigliosi felini. Ancora una volta, è il traffico illegale di specie protette a rappresentare il vero pericolo per questi animali, che ad oggi frutta, sempre secondo il WWF, 20 miliardi di dollari annui. La domanda che alimenta questo commercio nasce prevalentemente dai paesi asiatici, che utilizzano ogni parte della tigre nella medicina tradizionale o nella realizzazione di trofei. È ancora più triste pensare al modo in cui questi animali maestosi e imponenti diventano le prede dei bracconieri, che secondo l’associazione catturano le tigri servendosi di semplici lacci – spesso rudimentali, realizzati perfino con i cavi di acciaio dei freni delle biciclette – che i bracconieri seminano ovunque nelle foreste dove vivono le tigri.
Che cosa possiamo fare noi?
La Giornata Mondiale della Tigre, istituita nel 2010, porta con sé una sfida enorme: con il progetto “TX2”, l’obiettivo è infatti quello di raddoppiare il numero degli esemplari di tigre entro il 2022, anno della tigre secondo il calendario cinese. Ormai da 7 anni, il 29 luglio, i paesi coinvolti nella tutela di questo felino organizzano eventi, manifestazioni e cerimonie religiose per portare l’attenzione globale su questo problema. Certo, non si tratta di un obiettivo semplice da raggiungere se si pensa alla difficoltà di debellare una piaga subdola come quella del bracconaggio. “Persino in uno degli Habitat Patrimonio UNESCO, la foresta tropicale di Sumatra, l’unico luogo al mondo dove vivono nello stesso habitat tigri selvatiche, oranghi, elefanti e rinoceronti – dichiara il WWF – si stima che tra il 2006 e il 2014 le trappole siano raddoppiate”. Anche nei rari casi in cui le tigri riuscissero a liberarsi dai lacci e a sfuggire ai bracconieri, affermano gli esperti, le lesioni che questi provocano agli animali li indeboliscono e li rendono incapaci di cacciare, destinandoli così a morire di fame e di infezioni. I lacci, inoltre, uccidono spesso anche le prede delle tigri, che vedono così venire meno la base stessa del loro sostentamento.
È dunque chiaro come la difesa degli ultimi esemplari di tigre rimasti sul pianeta sia una questione complessa e profonda, alla quale ognuno di noi può però prendere parte. Non solo vengono organizzate mostre sulla tigre, che vogliono informare la popolazione su questa triste realtà attraverso installazioni artistiche che utilizzano le migliaia di lacci sottratti ai bracconieri dai ranger, ma sono previste anche raccolte fondi in molti paesi coinvolti nell’iniziativa. Per quanto riguarda il nostro paese, il WWF organizza da molti anni raccolte fondi e adozioni a distanza in favore di questi animali, e ha lanciato in questi giorni la TigerMarathon sul web: una sorta di “maratona virtuale” con lo scopo di informare la popolazione e raccogliere i fondi necessari a sostenere le attività dei ranger, sul campo ogni giorno in difesa di questa specie animale. L’obiettivo è di avere il sostegno di almeno 3890 persone, lo stesso numero delle tigri rimaste oggi in natura, e di riuscire a salvarle prima che sia troppo tardi.
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