Greenpeace rischia il fallimento per un maxi risarcimento ad una big del fossile

Una sentenza di primo grado che potrebbe cambiare le sorti della costola americana dell’organizzazione ambientalista.

Dopo cinquant’anni di attivismo ambientalista, Greenpeace rischia di chiudere. Una giuria del North Dakota ha condannato Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari a Energy Transfer, società texana operante nel settore dei combustibili fossili. La sentenza riguarda le proteste del 2016 e 2017 contro il Dakota Access Pipeline (DAPL), un oleodotto che attraversa territori dei nativi americani Sioux di Standing Rock.

La causa contro Greenpeace

Energy Transfer ha accusato Greenpeace di diffamazione, violazione di proprietà e cospirazione civile, sostenendo che l’organizzazione abbia danneggiato la reputazione e causato perdite economiche all’azienda. Greenpeace ha respinto le accuse, affermando di aver partecipato a proteste pacifiche e legittime per la tutela dell’ambiente e dei diritti dei nativi americani.
La condanna rappresenta un duro colpo per Greenpeace USA, che rischia la chiusura anche se l’organizzazione ha annunciato di voler presentare appello, definendo la sentenza un attacco alla libertà di espressione e al diritto di protesta pacifica.

Le intimidazioni “legali”

La sentenza solleva preoccupazioni riguardo all’uso di cause legali per intimidire organizzazioni ambientaliste e limitare il dissenso. Greenpeace ha dichiarato che continuerà la sua missione di difesa dell’ambiente, nonostante le difficoltà legali ed economiche. Questi maxi processi vengono definiti “Slapp” (Strategic Lawsuits Against Public Participation) e hanno spesso l’obiettivo di intimidire o addirittura fermare del tutto le associazioni che si occupano di difesa dell’ambiente ma non solo.
La stessa Greenpeace si sta battendo proprio per fermare queste pratiche con delle contro azioni legali ispirate alla legislazione europea che, all’inizio del 2024, ha approvato la così detta “Direttiva anti SLAPP“. La causa di Greenpeace contro Energy Transfer su questo tema, è in corso dei Paesi Bassi e ha come obiettivo quello di fare in modo che la società texana rifonda i danni delle molte cause senza fondamento intentate contro l’organizzazione non governativa.

Anche in Italia ci sono stati casi eclatanti, come quello che ha visto protagonisti l’associazione Essere Animali e il Consorzio del Prosciutto di Parma. Dopo l’indagine del 2016 “Prosciutto crudele” il Consorzio aveva accusato l’associazione di diffamazione. All’inizio del 2023 il Tribunale di Ravenna aveva poi assolto dall’accusa l’associazione animalista.

Immagine: Depositphotos.com

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