Cina: stupiscono gli allevamenti a più piani, ma esistono anche in Italia
Si chiamano Pig Hotels e sono la nuova frontiera dell’allevamento intensivo in Cina: permettono di risparmiare spazio e incrementare la produzione
Sembrano hotel a più piani, ma sono allevamenti intensivi: si chiamano Pig Hotels e sono la nuova frontiera dell’allevamento di maiali in Cina, dove sta diventando sempre più impellente la necessità di far fronte al boom dei consumi di carne degli ultimi anni. Si tratta di strutture alte diversi piani, più costose rispetto agli impianti tradizionali, ma necessarie per poter risparmiare suolo; il tutto, naturalmente, a scapito del benessere degli animali, ammassati in numero sempre maggiore in spazi sempre più ristretti.
Nulla rallenta l’avanzata dei grandi allevatori cinesi, nemmeno la consapevolezza di un maggiore rischio sanitario: la possibilità della diffusione di malattie – con tanti animali sotto lo stesso tetto – è infatti concreta. Dietro a questo tipo di allevamenti intensivi, però, si nasconde un business di milioni di euro che presto potrebbe coinvolgere non solo la Cina, ma l’intera Asia. Guangxi Yangxiang, azienda agricola privata, gestisce già due allevamenti di questo tipo a 7 piani, ma il passo successivo sarà costruirne uno a 13 piani, che sarà l’edificio più alto del mondo nel suo genere. Sorgerà nei pressi del porto fluviale di Guigang e i suoi numeri sono incredibili: su 11 ettari di spazio potrà ospitare circa 30 mila scrofe, dalle quali potranno nascere in media altri 840 mila animali.
“Allevamenti hotel”: stupiscono in Cina, ma esistono anche in Italia
Anche se queste realtà possono apparire “esotiche” e lontane da noi, la verità è ben diversa: allevamenti multipiano sono stati sperimentati anche in Europa, sebbene con scarso successo: a quanto pare, a dissuadere da questa impresa le aziende europee sarebbero stati sia i costi elevati legati al rischio di epidemie – che costringerebbero ad abbattere tutti gli animali, in caso di necessità – sia l’opposizione della popolazione, che non vede di buon occhio gli impianti intensivi.
Eppure, realtà di questo genere sono state ampiamente documentate anche nel nostro paese: durante la quinta puntata di “Animali come noi”, programma di inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi andato in onda sulle reti Rai, è stato infatti ripresa una serie di allevamenti intensivi multipiano in Romagna, nei quali vengono allevati polli. Le immagini mostrano in particolare capannoni a 6 piani, che si stima possano contenere circa 20 mila animali per piano: con un rapido calcolo, si capisce come in ogni capannone ci possano essere oltre 120 mila animali. Ma non è tutto: nella zona oggetto dell’inchiesta esistono più realtà di questo tipo, tanto che si calcola che solo in quel luogo vengano allevati oltre un milione di polli. Il tutto, su superfici incredibilmente ridotte rispetto al numero degli animali. Se la storia degli allevamenti intensivi ci insegna che l’uomo, in circa mezzo secolo, ha trasformato esseri senzienti in vere e proprie “macchine da produzione”, questa nuova frontiera dell’allevamento ci proietta verso nuovi orrori, dei quali non avevamo certamente bisogno.