Cina, boom del consumo di carne: problema globale
Se il paese più popolato al mondo, nonché uno di quelli con i ritmi di crescita e di esportazione più alti, decide pian piano di modificare la propria alimentazione, il problema riguarda un po’ tutti. La Cina deve sfamare quasi un miliardo e quattrocento milioni di persone e il tasso di natalità è costantemente alto: il consumo di carne è in continua crescita. Secondo un rapporto di PricewaterhouseCoopers, questo trend «peserà notevolmente sul sistema alimentare nazionale che ha già forti ripercussioni sul commercio internazionale dei prodotti agricoli». La Cina nutre il 20% della popolazione mondiale ma ha, sul suo territorio, appena l’8% della terra coltivabile del pianeta: questo implica che i cambiamenti della dieta dei cinesi avranno strascichi anche al di fuori del loro territorio.
Nel documento si legge che l’aumento del consumo di carne provocherà anche un aumento impressionante delle importazioni degli alimenti destinati agli animali. Dalle 125 calorie introdotte tramite la carne nel 1971 si è passati alle 691 del 2011, mentre in soli dieci anni – dal 2003 al 2013 – il consumo è aumentato del 25%. Sempre secondo PWC, i cittadini cinesi mangiano oggi circa 60 chili di carne all’anno contro i 105 degli americani (confermato il calo rispetto al periodo pre-crisi economica), ma se queste cifre dovessero salire la quasi totalità del mais prodotto in Brasile e Argentina sarà indirizzato in Cina per sfamare gli animali.
Intanto qualcosa si muove anche a livello politico: il colosso asiatico sta infatti acquistando terreni coltivabili in altre parti del mondo, con l’obiettivo di guadagnare il primato anche in questo campo. Gli altri stati, per il momento, stanno a guardare, ma la comunità internazionale potrebbe intervenire presto.