Cibi contaminati: la black list cinese
Cina, Egitto, Vietnam, Marocco: arrivano da tutto il mondo prodotti e cibi dannosi che consumiamo anche in Italia. Coldiretti ha presentato in queste ore una black list, ma attenzione anche a un simbolo nazionale…
Vengono dalla Cina i cibi più contaminati. E a pagarne le conseguenze è – ovviamente – anche l’Italia: Coldiretti, maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, ha stilato nelle scorse ore una ‘black list‘ delle sostanze pericolose e dei cibi contaminati sulla base di una ricerca condotta dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel 2015. La ‘black list’ è stata presentata a Napoli in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori a difesa della dieta mediterranea.
La top ten
In cima alla lista i broccoli cinesi: il 92% dei campioni analizzati risultano contaminati da pesticidi chimici. Su un totale di 2967 allarmi in Europa, ben 386 (il 15%) riguardano il gigante asiatico. Non solo Cina però: tra gli altri Paesi in classifica anche Egitto e Marocco, che godono di agevolazioni dell’Unione Europea per l’esportazione di prodotti, arrivano in Italia con arance, fragole, melagrane e menta.
Il record italiano
L’Italia resta comunque ai vertici mondiali nel settore agricolo. L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%).
Ma la pizza…
L’Italia fattura 10 miliardi di euro e prepara 1,8 miliardi di pizze all’anno: numeri da record, se non fosse che quasi due pizze su tre servite in Italia sono ottenute da un mix di ingredienti provenienti da ogni parte del mondo senza alcuna indicazione specifica per i consumatori, dalla mozzarella lituana al concentrato di pomodoro cinese passando per l’olio tunisino e il grano canadese.
I dati diffusi sono interessanti e dovrebbero farci riflettere su una concorrenza sleale che porta sulle nostre tavole prodotti a prezzi stracciati. Ma a quale prezzo?
Yuri Benaglio