La “carne” vegetale stampata in 3D è realtà, il suo inventore è italiano – Intervista
Giuseppe Scionti ha mollato la carriera universitaria per seguire il suo progetto di vita, mettere a disposizione del mondo un prodotto che risolva i problemi (anche quelli di Beyond meat e della carne in vitro).
“Non stiamo parlando del ‘se accadrà’ bensì solamente del ‘quando'”. Giuseppe Scionti, 31 anni, ingegnere biomedico italiano, che lavora e insegna all’Università Politecnica della Catalogna non ha dubbi sul fatto che la carne e il suo consumo non hanno futuro, ma che l’unica strada da precorrere, anzi, quella che già si sta percorrendo, è quella della carne “sintetica”. Una soluzione pratica per un problema reale.
Non è futuro, quindi, bensì un presente nel quale si sta già lavorando e se è vera la massima “segui i soldi”, quelli delle grandi aziende (quelle grandi davvero) stanno andando lì: Tyson Foods (la seconda maggiore azienda di trasformazione e commercializzazione di pollame, carne bovina e suina al mondo), Cargill (l’azienda a controllo familiare più grande del mondo che si occupa di cereali, semi oleosi e preparati alimentari) stanno investendo nella carne “finta”, nelle alternative vegetali ad un alimento che non è sostenibile, non solo eticamente, almeno per chi ha fatto un passo oltre, scegliendo un’alimentazione vegetale, ma anche economicamente e a livello ambientale.
Giuseppe, ai microfoni di Vegolosi.it, spiega con un accento ormai più spagnolo che italiano, che la sua scoperta di una carne stampabile in 3d è stata il frutto del suo interesse per questo argomento: “Se un’altra persona si fosse trovata davanti la stessa evidenza, con grande probabilità non l’avrebbe nemmeno notata, non ne avrebbe fatto un progetto di vita, come sto facendo io”. Giuseppe non scherza: i suoi risparmi sono andati a finire nella registrazione del brevetto di questa carne a base vegetale in tre dimensioni perché la sua università non era interessata a portare avanti quella linea di ricerca.
Che cosa è la carne stampata?
Giuseppe Scionti studia i tessuti animali e umani, la loro possibile riproduzione e l’applicabilità di queste scoperte nel campo medico, o meglio lo faceva, perché ora ha mollato tutto: “Il mio progetto è cambiato, lo sono le mie priorità. Credo fermamente che trovare una soluzione a quello che sta succedendo al nostro pianeta a causa del consumo di carne sia più urgente di quello che facevo prima, quindi ora Novameat, la mia startup, è il mio futuro”. La carne vegetale stampata è una realtà, si può già consumare, e il ricercatore italiano l’ha anche già fatta assaggiare ai giornalisti di El Pais che sono andati a trovarlo. In 3d ci sono già “petto di pollo” e “bistecca di manzo”. Viene realizzata con molecole di completa derivazione vegetale e ha la consistenza della carne solo che costerà di meno e soprattutto, spiega Scionti, verrà creata appositamente solo per essere mangiata. Che cosa significa?
La natura non crea nulla, nemmeno nel regno vegetale, che abbia come solo scopo quello di servire da nutrimento per altre forme di vita
Ecco perché ora che si impone la necessità di un cambio di paradigma rispetto ai consumi, è necessario che l’uomo trovi una soluzione vera alla carne animale. “La bistecca è un pezzo di muscolo, possiede elementi, come le terminazioni nervose, che ai fini alimentari non servono a nulla: noi creeremo una carne vegetale che avrà l’unico scopo di essere mangiata, quindi elimineremo tutto quello che non serve, risparmiando risorse e aggiungeremo quello di cui ci sarà necessità”. Insomma, ottimizzare il prodotto, trovando una soluzione pratica ed economica.
“La carne stampata è meglio di quella in vitro o dei burger di Beyond Meat”
Ma la carne in vitro di Mark Post? E quella che sanguina grazie all’eme vegetale di Beyond Meat o Impossible Burger? Secondo Scionti la “carne vegetale stampata” è esattamente a metà strada e risolve i problemi che pongono le altre due alternative. “La carne in vitro presenta un problema di tempistiche di realizzazione e di scalabilità economica molto gravi, e noi abbiamo bisogno di una soluzione ora: in più, fino a questo momento, la carne in vitro viene fatta crescere con un “mangime” a base di siero bovino fetale, insomma, sempre con altre risorse animali (anche se stanno trovando una soluzione a questo tema). Quella di Beyond Meat e simili – continua Giuseppe Scionti – non ha la consistenza fibrosa della carne e può avere solo forma di burger: è solo un macinato, cosa che impedisce il suo utilizzo in altri campi culinari che non siano il fast food e simili”.
Giuseppe è vegano? Vegetariano? La risposta è no, ma questo, davvero, non ha nessuna importanza, perché il suo approccio è quello scientifico, ossia della pratica risoluzione con l’evoluzione della mente umana e del buon senso di un problema. “Le critiche sul prodotto ci sono state e ci saranno, ma non mi preoccupano, va recuperata la fiducia nella scienza e nel progresso: ora, con i social, chiunque può esprimere la sua opinione allo stesso livello di un ricercatore che da anni studia la sua materia…”.
La domanda sulle tempistiche di questa nuova meraviglia permette a Giuseppe di dare sfoggio della suo metodo scientifico: “Sono abituato a dire la verità, non posso dare tempistiche perché questo progetto, per poter davvero funzionare come si deve, dovrà svilupparsi in modo armonioso; sto costruendo una squadra per lavorare al meglio, con persone che mostrano passione vera e non pensano solo al lato economico”.
Il futuro è già qui: nel frattempo possiamo già viverlo scegliendo un’alimentazione a base vegetale.