L’America torna carnivora: c’entrano Trump e gli “influencer”

Cosa succede negli USA a causa delle nuove “direttive” del presidente?

Non hanno mai smesso di mangiare carne ma ora gli americani hanno ritrovato un nuovo gusto e un nuovo slancio nel farlo. Secondo i dati riportati dal New York Times i consumi del 2024  (e le prime stime a riguardo del 2o25) raccontano non solo di un aumento dei consumi di carne bensì di un vero e proprio record con 104,6 miliardi di dollari spesi in un anno dai cittadini per l’acquisto di carne di manzo, maiale, agnello e pollame. In sostanza un +7% rispetto ai dati precedenti la pandemia.

La politica di Trump e la carne

Se è vero che la passione degli americani per la carne iniziò negli anni Cinquanta con un’accelerazione legata alla nascita delle catene di fast food, negli ultimi anni l’idea che le alternative alla carne vegetali e un’alimentazione più “verde” fossero una strada interessante aveva incontrato un certo favore e anche un clime politica piuttosto accogliente (in quanto progressista). Ora, secondo l’analisi condotta dal quotidiano americano, la carne (e i suoi derivati) sono tornati ad essere simbolo di una riconnessione con il territorio e con il mito della forza (anche economica). La demonizzazione della carne sembra finita, insomma, soprattutto a livello politico dati che molti dei componenti della commissione “Make America Healthy Again” istutuita da Trump già dalle elezioni 2020, festeggia la caccia e l’idea che i fast food (alcuni) abbiano sostituito per le fritture, l’olio di semi con il sego bovino. Robert F. Kennedy Jr., attuale Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, ha elogiato catene di fast food come Steak ‘n Shake per questa scelta e ha attribuito agli oli di semi un ruolo significativo nell’epidemia di malattie croniche negli Stati Uniti, sostenendo che gli alimenti ultra-processati, contenenti tali oli, siano i principali responsabili dell’aumento delle malattie croniche nel paese. In sintesi, Robert F. Kennedy Jr. promuove l’uso del sego bovino come alternativa più salutare agli oli di semi, inserendo questa scelta all’interno della sua più ampia iniziativa per migliorare la salute pubblica negli Stati Uniti.
Per molti la promozione e il consumo della carne sono una sorta di estensione della contrarietà ai programmi dei Repubblicani, un modo per esprimere il proprio posizionamento sociale rispetto alle pratiche “green” e restrittive imposte dalla sinistra americana. 

La salute, la massa muscolare

Influencer carnivori, migliaia di persone in cura con i farmaci “anti obesità” che generano cali muscolari importanti, persone che vogliono stare “meglio”: la corsa alle proteine animali è sempre più forte e culturalmente radicata. Un altro report spiega che “il numero di americani che cercano di integrare l’apporto proteico nella propria dieta è aumentato del 13% dal 2019, secondo il rapporto. Ma non si tratta di proteine ​​qualsiasi: la ricerca ha dimostrato che quasi il 98% delle famiglie acquista carne e il 73% la considera una scelta sana, con un aumento del 10% dal 2020″.

In Italia?

Nonostante il quotidiano “Corriere della Sera” sostenga che in Italia la politica rimanga “fuori dalla porta della cucina”, le battaglie – puramente ideologiche – condotte fin dall’inizio del proprio incarico del Ministro per l’Agricoltura Lollobrigida contro la carne coltivata in collaborazione con informazioni spesso completamente fuorvianti fornite da Coldiretti con campagne di comunicazione confuse e ricche di errori sul tema, lasciano chiaramente intravedere un sostegno molto chiaro all’industria della carne. Non va dimenticata nemmeno la volontà di creare ulteriori intoppi ai prodotti vegetali attraverso la questione delle “nominazioni” dei prodotti. In Italia, la normativa attuale vieta l’utilizzo del termine “formaggio” per prodotti di origine vegetale, anche se accompagnato da specificazioni come “vegano” o “a base vegetale”. Un caso emblematico è quello del “Caseificio Vegano di Barbara Ferrante & C.” a Bologna, che nel novembre 2024 ha ricevuto una diffida dal Ministero dell’Agricoltura per l’uso improprio del termine “formaggio” nei suoi prodotti vegetali. La diffida imponeva la rimozione immediata di ogni riferimento alla parola “formaggio”, pena sanzioni fino a 30.000 euro. Anche diciture come “alternativa vegetale al formaggio” non sono state ritenute conformi alla normativa.

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