Carne coltivata per sfamare il pianeta?

Carne in vitro

Si è tenuto a Chicago il settantacinquesimo convegno dell’Institute of Food Technologists, la principale associazione no profit di esperti in scienza e tecnologia del cibo. In un programma molto intenso, il convegno – dal titolo “Future Food 2050” – si era posto l’obiettivo di cercare soluzioni per sfamare i sette miliardi di abitanti del pianeta riducendo gli sprechi e preservando gli ambienti e le risorse naturali. Una delle novità proposte è stata la “carne coltivata“: alcuni ricercatori dell’Università di Maastricht, guidati dall’olandese Mark Post, hanno cercato di trasformare questa apparente utopia in realtà, e spendendo circa 300 mila dollari hanno letteralmente coltivato 80 grammi di carne di manzo in un laboratorio della città dei Paesi Bassi.

Mark Post, ricercatore Maastricht, carne coltivata

Mark Post

Ovviamente il rapporto qualità-prezzo non è un argomento nemmeno lontanamente accettabile, in questo momento, ma può costituire una buona idea di partenza. Mark Post, intervenuto al convegno di Chicago, ha difatti affermato che l’aspetto monetario è al momento secondario, molto più utile è invece concentrarsi sulla capacità che queste scoperte hanno nel ridurre «l’insicurezza alimentare a livello globale» e nel preservare l’ambiente, visto che richiederebbe meno acqua e meno terra rispetto al modello tradizionale. Secondo Post, una tonnellata di carne coltivata richiede circa 376 volte meno ettari di terra di quanti ce ne vogliono per il pascolo degli animali, e il 10% dell’acqua usata per il loro consumo.

I benefici, però, riguardano anche la salute: la carne in laboratorio – ha proseguito Mark Post – può essere «disegnata con un contenuto di omega 3 e omega 6 tale da produrre un abbassamento del colesterolo e promuovere la salute cardiovascolare». A questo punto, resta solo da capire se effettivamente la ricerca può avere ancora un futuro in questo campo. Per il momento, gli elementi su cui c’è certezza sono solo due: questi progetti con scarso impiego di acqua fanno gola alle industrie californiane, alle prese con continue siccità; e poi, nei prossimi mesi, a New York la Modern Meadow dovrebbe mettere in commercio patatine di carne coltivate. Quest’ultimo sarà il primo banco di prova per l’alimentazione del futuro.

Come funziona?

Siamo davvero ad una possibile svolta sul fronte animalista e dei diritti dei non umani? Il metodo lo vedete in questa info grafica tratta dal sito del Liceo Torricelli di Milano . La base è costituita da cellule staminali prese dal bestiame ma la potenzialità di produzione è alta: da 10 cellule in due mesi si potrebbero creare 10 tonnellate di carne. Già nel 1966 Arthur C. Clarke autore di fantascienza, autore di “2001: odissea dello spazio” scrisse in un’intervista su Vogue: “La carne probabilmente non proverrà da un bue, perché quella naturale è antieconomica, e potrebbe essere perfino proibita nel ventunesimo secolo”carne in vitro

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